HOME › Forum › Proposta di un piano anticorruzione (creativo e partecipato) SETTIMO ANNO › IL PIAO E L’ABBAGLIO DELLA SEMPLIFICAZIONE
Questo argomento contiene 5 risposte, ha 6 partecipanti, ed è stato aggiornato da Loredana Donzella 1 anno, 6 mesi fa.
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maggio 6, 2023 alle 6:51 pm #2710
Problema:
Il PIAO (Piano Integrato di attività e organizzazione) operativo dal 1° luglio 2022, è un documento unico di programmazione, governance e di valutazione del contesto interno ed esterno, che sostituisce una serie di piani che finora le amministrazioni erano tenute a predisporre (semplificazione attività amministrativa). Il documento che ne scaturisce, rappresenta però una mera somma dei precedenti piani, lasciando di fatto inalterate le originarie modalità di mappatura dei processi per evitare rischi corruttivi e di redazione, aggiungendo solo l’ulteriore onere di ricomporli e coordinarli in un unico testo. A mio avviso, ogni Stazione Appaltante dovrebbe dotarsi di un proprio Piano per la prevenzione della corruzione e della trasparenza “attagliandolo” alla propria competenza e realtà, proprio perché ognuna di esse può presentare profili di rischio del tutto simili, come del tutto differenti, con la conseguente necessità di adottare, in quest’ultimo caso, contromisure diverse. Nello specifico, la problematica che risalta maggiormente ai miei occhi è la carenza di preparazione nelle fasi del processo di approvvigionamento che non consentono l’utilizzo di strumenti innovativi per la riduzione del rischio corruttivo.Destinatari: dipendenti pubblici
Obiettivi:
1. Responsabile della prevenzione della corruzione e della trasparenza con dipendenza tecnica dal RPCT Nazionale.
2. Costituzione di una rete di RPCT locali al fine di condividere problemi, idee e soluzioni.
3. Massimizzazione della preparazione dei dipendenti pubblici e minimizzazione dei rischi di corruzione.Azioni e Tempo:
Azione 1 (riferita a obiettivo 1) Presenza di un Responsabile della prevenzione della corruzione e della trasparenza in ogni Stazione Appaltante con dipendenza tecnica dal RPCT del relativo Ministero. Il Piano anticorruzione redatto da quest’ultimo definirà le linee guida che ogni RPCT “periferico” dovrà seguire nel redigere il PTPCT della propria Stazione Appaltante.
Il Responsabile avrà anche il compito di sensibilizzare tutto il personale dell’Ente sul tema della corruzione invitando, qualora se ne ravvisasse la necessità, ad utilizzare senza paura lo strumento del whistleblowing. 1 anno
Azione 2 (riferita a obiettivo 2) Dovrà essere costituita una rete tra tutti i Responsabili della prevenzione della corruzione e della trasparenza, presieduta dal Responsabile Nazionale, con l’obiettivo di condividere problemi, idee e soluzioni per migliorare continuamente ogni singolo Piano. Propongo che questo incontro avvenga quadrimestralmente in modo tale da risultare non troppo oneroso ma, allo stesso tempo, sufficiente per l’aggiornamento e l’affiatamento tra i Responsabili.
Si può inoltre prevedere la costituzione di una piattaforma online per la condivisione in tempo reale, con tutta la rete, di tutti gli aggiornamenti che si intenda adottare. La piattaforma sarà liberamente consultabile da chiunque previa registrazione al Portale, con la possibilità da parte degli utenti registrati di suggerire interventi per la riduzione della corruzione. 6 mesi
Azione 3 (riferita a obiettivo 3) Vanno rafforzate le fasi di Programmazione e Progettazione, attraverso la continua formazione obbligatoria a carico dell’Ente, in modo tale da potersi avvalere dello strumento dell’Accordo Quadro per diminuire il numero delle procedure di gara e i continui affidamenti diretti, con benefici in termini di diminuzione dei carichi di lavoro per la Stazione Appaltante, diminuzione della probabilità di corruzione per via della diminuzione del numero degli operatori economici a cui si affidano appalti e conseguente concreta rotazione degli operatori economici. 6 mesimaggio 7, 2023 alle 8:52 am #2711L’introduzione del PIAO è ancora troppo recente per esprimere giudizi. Concordo con te sul fatto che se la sua applicazione sarà concepita come mera sommatoria dei precedenti piani e la semplificazione sarà semplicemente dovuta al fatto di trovare le stesse informazioni del passato in un unico documento, l’utilità del nuovo strumento sarà prossima allo zero.
In passato spesso i diversi piani erano considerati “materia per pochi”, la cui stesura avveniva a livello dirigenziale con scarso coinvolgimento dei livelli subordinati.
Se obiettivo del PIAO è, tra l’altro, la costante e progressiva semplificazione e reingegnerizzazione dei processi, a mio avviso nella sua predisposizione non si può prescindere da una partecipazione e coinvolgimento di chi quotidianamente opera su tali processi.Per quanto riguarda la formazione continua, concordo pienamente. Anche in questo caso però servirà un cambio di prospettiva da parte di molte amministrazioni, che spesso concepiscono le spese in formazione del personale come costi (se non addirittura spreco di risorse) e non come Investimenti in produttività futura.
maggio 8, 2023 alle 10:35 am #2713Anch’io non sono convinta che il PIAO nel breve periodo apporterà valore aggiunto in materia di anticorruzione poiché, per quanto ne so, nessuna modifica è stata prevista per le modalità di redazione del piano anticorruzione se non quella di inserirlo nella sezione 2 del nuovo piano.
Sicuramente apprezzo del PIAO il ruolo di semplificazione della visione della governance dell’Ente con l’accorpamento in un “Testo unico strategico dell’Ente” di tutti i piani non finanziari che ogni ente deve periodicamente predisporre.
E’ prevista un’unica scadenza per un piano unico che permette di avere dell’Ente una visione d’insieme su uno scenario di medio periodo (triennio). Per essere efficace dovrebbe diventare un vero piano di lavoro, meglio se allineato col PEG nell’ottica di unire visione e risorse disponibili, e non restare solo un esercizio stilistico/adempimento burocratico fine a se stesso.
Trovo interessante l’azione n. 2 che vedo come un’evoluzione di quanto ANAC ha abbozzato con la creazione del Registro dei Responsabili della prevenzione della corruzione e della trasparenza (rif. Delibera 19/1/2022 n. 27).
Per ANAC il registro, oltre che finalizzato a potenziare i canali di comunicazione tra l’Autorità e gli RPCT, è funzionale alla creazione di una rete nazionale dei Responsabili stessi.
Fare rete sembra essere la giusta strada da percorrere per raggiungere soluzioni efficaci.
Proprio qualche giorno fa il presidente di ANAC nel commentare la sua nomina a vicepresidente di una rete sovranazionale di autorità anticorruzione (Network for Integrity) dichiarava che “ … la corruzione non conosce confini e la sua incredibile capacità di rinnovarsi e assumere nuove forme ci motiva a lavorare insieme. La lotta alla corruzione e la lotta per una democrazia più trasparente e aperta sono sfide complesse e globali che nessuna singola istituzione può affrontare da sola. Non dobbiamo isolarci ma confrontarci per capire se stiamo andando nella giusta direzione o, al contrario, se dobbiamo aggiornare le nostre strategie”.
Sono parole riferite a un livello più alto dei nostri enti ed alla dimensione sovranazionale ma credo si adattino perfettamente anche alla nostra realtà.maggio 10, 2023 alle 5:11 am #2716In merito all’azione 3, condivido l’impostazione per cui sia necessario puntare sulla formazione anche attraverso la sensibilizzazione degli Enti di appartenenza che molto spesso la interpretano come una perdita di tempo utile per lo svolgimento del lavoro ordinario.
Forse anche questa, tuttavia, andrebbe programmata e servirebbe un’attenta valutazione delle proposte formative presenti sul mercato, in quanto non tutte si equivalgono, non tutte pienamente efficaci e soprattutto con il necessario taglio operativo.maggio 11, 2023 alle 6:02 pm #2723Senz’altro un’idea interessante.
Mi piace l’idea di un portale/piattaforma in cui i responsabili possano condividere esperienze/problematiche/prospettive. Forse la piattaforma potrebbe essere estesa anche agli altri dipendenti, magari in sezione distinta. Io credo che ci sia, nella pratica, troppa distanza tra i RPCT e i dipendenti; questo divario rende in concreto difficile un controllo efficiente per contrastare i possibili fenomeni corruttivi. Sarebbe forse opportuno ipotizzare referenti a cascata in tutti gli uffici? e, a mio avviso, imporre riunioni periodiche (mensili) in cui il referente solleciti discussioni sui possibili comportamenti corruttivi rilevati.
Il confronto in presenza di tutte le persone coinvolte non potrebbe che aiutare il crearsi di meccanismi spontanei di autocontrollo. L’eccessivo formalismo che porta a Piani sempre più astratti non trovo sia una effettiva risposta al problema.maggio 12, 2023 alle 10:49 am #2729Credo che solo mediante una costante ed opportuna formazione, sia possibile uscire da una logica che intrappola la realizzazione del piano anticorruzione (oggi confluito nel PIAO) in mero adempimento formale (spesso sconosciuto dai colleghi che non l’hanno redatto) e pertanto condivido quanto da te formulato.
Strategico, in tal senso, è sicuramente “fare rete” per non limitarsi a prendere spunto (purtroppo spesso “copiare”) quanto fatto da altri ma per discutere delle prassi e trovare soluzioni reali ed applicabili in concreto nei diversi Enti (ognuno, per le proprie peculiarità, in qualche modo unico).
La formazione, la condivisione ed il confronto sono gli strumenti più efficaci per far “crescere” i dipendenti (e quindi le braccia della PA) e di, conseguentemente, diffondere le best practices. -
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