Questo argomento contiene 6 risposte, ha 7 partecipanti, ed è stato aggiornato da  Maurizio Grasso 2 anni, 9 mesi fa.

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    Articoli
  • #2350

    Rosa Grillo
    Partecipante

    Problema

    La mancata consapevolezza del fenomeno della corruzione in senso lato da parte dei dipendenti pubblici (che restano ancorati all’accezione penalistica del termine) potrebbe avere risvolti anche sulla redazione del piano anticorruzione. Infatti, è possibile che le risposte fornite dagli uffici dell’amministrazione ai quesiti posti dal RPCT in vista della redazione del piano siano ancorate a una visione esclusivamente penalistica del fenomeno e si muovano nel senso di individuare ambiti di attività che potrebbero essere interessati da condotte penalmente rilevanti da parte di dipendenti o di appaltatori.
    A ció si aggiunga che i dipendenti coinvolti nella redazione del piano potrebbero avere una formazione settoriale e non conoscere nello specifico tutte le attività svolte dagli uffici che interrogano. Questo comporterebbe che le domande rivolte ad altre unità operative dell’amministrazione siano poste in modo generico.
    Potrebbe cosí ingenerarsi un meccanismo che puó essere descritto l’espressione “A domanda si risponde”:
    – viene posta una domanda che appare generica al destinatario, perchè chi l’ha formulata non conosce nel dettaglio le attività svolte dall’ufficio che sta interrogando;
    – il dipendente che deve rispondere non ha riscontrato nel proprio ufficio condotte penalmente rilevanti o rischi che queste possano verificarsi in futuro e quindi non è motivato dall’approfondire lo scopo per cui le domande sono state poste dall’ufficio del RPCT;
    – il dipendente dell’ufficio interrogato fornisce le informazioni senza preoccuparsi di contestualizzarle (perché il reato e/o il rischio corruttivo non sono stati riscontrati) e nella convinzione che chi è deputato alla redazione del piano le coordini con il resto delle informazioni chieste agli altri uffici.

    Dall’analisi di questo scenario emergono diversi aspetti che sono stati oggetto della relazione annuale 2019:
    1) scarsa consapevolezza da parte del dipendente pubblico della forma e del valore della tangente;
    2) scarsa efficacia del piano anticorruzione di incidere sui comportamenti dei dipendenti sia in fase di redazione sia nel corso della sua vigenza;
    3) mancata comprensione da parte dei singoli dipendenti del fatto che il piano è uno strumento organizzativo in grado di aiutare l’amministrazione ad analizzare i propri processi anche (e soprattutto) laddove il reato non si consumi.

    Destinatari diretti
    Dipendenti pubblici

    Obiettivi

    Obiettivo 1 Maggiore formazione del dipendente pubblico sul fenomeno della corruzione in senso ampio (maladministraction)
    Obiettivo 2 Creare un team multidispiplinare a supporto del RPCT per l’elaborazione del piano anticorruzione composto da dipendenti che abbiano specifica esperienza in ciascun settore dell’amministrazione
    Obiettivo 3 Incentivare la comunicazione tra gli uffici dell’amministrazione

    Azioni

    Azione 1 (riferita a obiettivo 1) Pubblicazioni sull’intranet aziendale (fruibile dai soli dipendenti) o comunicazioni via email contenenti la breve descrizione di casi pratici segnalati ad ANAC che, pur non costituendo condotte penalmente rilevanti, sono sintomo di maladministration, insieme alle relative risposte sotto forma di pareri pratici e “flash” sui corretti comportamenti da adottare.

    Tempo Una volta a settimana

    Azione 2 (riferita a obiettivo 2) Corsi di formazione approfonditi in materia di prevenzione della corruzione e della trasparenza almeno a un dipendente per ciascun ufficio e riunione annuale dei “delegati” degli uffici affinchè tutte le unità operative dell’amministrazione siano preparate e coinvolte attivamente nella redazione del piano.

    Tempo Formazione continua (anche solo mediante newsletter con aggiornamento normativo e di prassi) dei delegati dei singoli uffici e riunione tra tutti i delegati e il RPCT almeno semestrale in vista della redazione del piano e al fine di verificarne l’attuazione

    Azione 3 (riferita a obiettivo 3) Creazione di chat aziendali attraverso cui potersi scambiare informarmazioni fuori degli schermi della posta elettronica o degli altri canali istituzionali, creazione di eventi di team building facoltativi e su tematiche di interesse

    Tempo Cadenza annuale e creazione chat una tantum

    #2392

    Viviana Arena
    Partecipante

    Apprezzo l’idea di diffondere la più ampia portata del significato di corruzione anche attraverso frequenti comunicazioni interne brevi sugli apparentemente “semplici” casi di maladministration segnalati da ANAC. Bisogna sicuramente puntare sulla sintesi per una maggiore efficacia del messaggio, perché non ne sia disincentivata la lettura e sia di immediata comprensione il disvalore del caso esposto e le sue conseguenze.
    E’ sicuramente efficace anche la formazione di team multidiplisciplinari di comprovata esperienza per la predisposizione dei piani anticorruzione, i cui componenti dovrebbero, in vista dell’aggiornamento dello stesso, incontrare i membri del proprio settore per un confronto sullo stato dell’arte del piano vigente, più costruttivo e stimolante per ciascuno ai fini della formulazione delle successive osservazioni.

    #2397

    Viviana Bonante
    Partecipante

    Condivido in pieno tutti i punti, sono d’accordo soprattutto sul fatto di coinvolgere i dipendenti di tutti i settori operativi nella stesura del piano, solitamente questo viene redatto da persone che non lavorano sul campo e che non sanno nemmeno bene di cosa si tratti: spesso si tratta di persone che non hanno mai avuto a che fare realmente con gli appalti e pertanto non sanno concretamente di cosa si tratti.
    Il terzo obiettivo di per sé non è fantascienza, anzi dovrebbe essere la normalità, ma molto spesso nelle Amministrazioni si tende a fare il contrario per una sorta di competitività poco costruttiva tra i responsabili dei diversi settori. A farne le spese sono sempre più spesso sia i dipendenti stessi che non possono ottenere benefici per lo scambio di competenze o anche solo idee ed anche, indirettamente, i cittadini stessi perchè, essendo sempre più sguarniti gli uffici, lo scambio di competenze sarebbe fondamentale per evitare che comportamenti dovuti alla scarsa formazione – che almeno in parte lo scambio di competenze potrebbe sanare – portino a maladministration.

    #2424

    Barbara Giannaccini
    Partecipante

    Condivido tutte le azioni proposte aggiungo
    lavorare sul benessere organizzativo perchè dirigenti e/o responsabili siano quelli che danno l’esempio,possano ispirare fiducia e fare sentire il dipendenti parte della pa valorizzando il merito e facendogli capire quali obiettivi vuole raggiungere.
    Se una persona sta bene nell’organizzazione in cui è inserita è portata maggiormente a fare le cose giuste e corrette

    #2435

    Silvia Cuel
    Partecipante

    Apprezzo molto l’idea di realizzare “Pubblicazioni sull’intranet aziendale o comunicazioni via email contenenti la breve descrizione di casi pratici segnalati ad ANAC” perchè in effetti può essere un ottimo modo per sensibilizzare, con veloci “pillole” informative, sulla natura e tipologia di comportamenti che hanno rilievo corruttivo (anche in chiave maladministration).

    #2436

    Elisa Rotelli
    Partecipante

    Trovo interessante la proposta e, in particolare, la creazione di canali di comunicazione informale (es. chat dedicate) per lo scambio di informazioni e l’organizzazione di eventi per fare team building.
    Si potrebbero inoltre creare team di lavoro, per ambito di attività, che analizzino i processi e individuino le attività in cui vi sono rischi (anche potenziali) di corruzione. Ciascun team leader dovrebbe poi partecipare alla co-stesura della parte di piano che riguarda il proprio contesto di competenza con l’ufficio dell’RPCT.
    Elisa

    #2439

    Maurizio Grasso
    Partecipante

    Concordo, soprattutto sulle azioni 1 e 3. Quale contributo di esperienza posso aggiungere che i sistemi di comunicazione alternativi sono molto efficaci, in particolare, anche se non riferito allo specifico argomento ma alla sicurezza sul posto di lavoro, porto ad esempio un “giornalino” o bollettino (periodico) che comunichi con un linguaggio semplice e senza tecnicismi, fornendo spunti di discussione su alcuni argomenti o aggiornamenti in materia. La chat aziendale può sicuramente aiutare creando il giusto ambiente informale.
    E’ importante tenere sempre viva l’attenzione su un argomento che diversamnete rischia di cadere nell’oblio della routine, la corruzione è sempre percepito come un problema degli altri ed in quanto tale si tende ad accantonarlo.

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