HOME › Forum › Proposta di un piano anticorruzione (creativo e partecipato) QUINTO ANNO › COMMENTO AI PIANI
Questo argomento contiene 0 risposte, ha 1 partecipante, ed è stato aggiornato da Fabio Boschi 3 anni, 10 mesi fa.
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gennaio 10, 2021 alle 11:04 am #1787
Ho preferito unificare qui i commenti ai vostri Piani Anticorruzione Creativi per semplicità, dato che spesso alcune tematiche, seppur trattate in maniera diversa a seconda della propria esperienza lavorativa, ricorrono.
Innanzitutto, vorrei sottolineare che la predisposizione del Piano Creativo Anticorruzione si è dimostrata molto utile e interessante, non solo nella fase di elaborazione, perché mi ha, passatemi il termine, “costretto” ad effettuare uno “sforzo di innovazione” a cui non sono molto abituato, sia nella successiva fase dell’analisi dei vostri piani, perché mi ha permesso di entrare in contatto con realtà lavorative a me non note.
Passo adesso brevemente a commentare quegli aspetti che hanno particolarmente attirato la mia attenzione.
In riferimento al problema dei ritardi nella conclusione dei procedimenti amministrativi, ritengo che una variabile da non sottovalutare sia la scarsa consistenza della dotazione organica delle pubbliche amministrazioni. Nell’ultimo decennio sono stati adottate politiche volte al contenimento della spesa di personale senza considerare che gli adempimenti in capo alle pubbliche amministrazioni sono tutt’altro che diminuiti. È l’innato vizio del legislatore italiano che, avendo la presunzione di riformare con la clausola dell’invarianza finanziaria, non si cura minimamente dell’implementazione delle innumerevoli norme che detta! Concordo con Maria Ida sul fatto che alcune volte le risorse correnti sono più necessarie di quelle destinate agli investimenti.
È più volte emersa, soprattutto calata nella fase di selezione del personale, la tematica dei test psico-attitudinali con l’affiancamento di psicologi allo scopo di delineare il profilo etico e morale del dipendente. Ritengo che sia una tematica molto interessante: sono circa venti anni che il legislatore tenta, a più riprese, di imprimere una svolta privatistica alla pubblica amministrazione e forse non si è reso conto che la psicologia (del lavoro e dell’organizzazione), insieme a tutto ciò che mette a disposizione, potrebbe essere un utile strumento da tenere in considerazione. Le grandi aziende, almeno, lo hanno già capito!
Veniamo al tema della formazione, una costante nei piani. Fornire una formazione adeguata ai propri dipendenti è un obbligo dell’amministrazione di appartenenza, per tutte le ragioni dettagliate da voi dettagliate. Vorrei però fare qualche osservazione. Sembrerà banale ma ritengo che, di fronte alle complessità anche normative di oggi, un’adeguata formazione e conoscenza di base, per certi casi anche nozionistica, sia necessaria per poter lavorare nella pubblica amministrazione. Faccio un esempio: il solo diploma come titolo di accesso per un concorso da C (profilo di istruttore) in un ente locale, a mio avviso, non basta più! È ovvio che poi deve entrate in gioco il datore di lavoro pubblico che, da un lato, dopo aver delineato chiaramente i propri fabbisogni di personale, dovrebbe selezionare i futuri dipendenti in funzione del profilo richiesto, dall’altro, dovrebbe garantire ai propri dipendenti una formazione continua sulle tematiche del settore di appartenenza. Penso, inoltre, che lo strumento dell’affiancamento (indicato da Daniela Sanseverino) dei neo-assunti da parte del personale già in servizio possa rivelarsi davvero utile: spesso infatti si è costretti a fare molta fatica per apprendere le dinamiche operative dell’ufficio di destinazione con il rischio di commettere errori più o meno gravi.
Un ulteriore e importante aspetto è quello del coinvolgimento della cittadinanza e degli operatori economici, spesso da noi considerati come i destinatari indiretti. A tal proposito credo che lo strumento della trasparenza possa rivelarsi, in alcuni casi, anche un’arma a doppio taglio. Mi spiego: i cittadini sono veramente in grado di comprendere i dati che vengono pubblicati in Amministrazione Trasparente? Pensiamo soprattutto ai dati pubblicati e riferiti alla complessa materia degli appalti…il rischio, secondo me, potrebbe essere quello di rendere il quadro generale dell’operato della pubblica amministrazione ancora più fosco fornendo una miriade di informazioni di difficile comprensione da parte dell’utenza. Poiché, inoltre, la corruzione è intesa anche come fenomeno sociale (mi riferisco a quanto scritto da Rita Lanzalaco), un ruolo importante è rivestito dall’educazione. È necessario educare ad essere dei buoni cittadini e dei buoni imprenditori diffondendo i valori civici che si ricavano dalla nostra Costituzione fin da quando si è bambini/adolescenti e quindi fin da quando si va a scuola. Solo così si possono sviluppare dei duraturi anticorpi contro le tentazioni corruttive (ricordiamoci, infatti, che è vero che sono i dipendenti pubblici ad essere corrotti, ma spesso sono i cittadini/imprenditori a corrompere!). In riferimento a ciò trovo interessante la proposta dello storytelling avanzata da Marcella Cusimano e la recente reintroduzione della materia “educazione civica” nelle scuole.
Mi scuso per chi non è stato citato direttamente, ma credo/spero di aver comunque toccato buona parte degli argomenti emersi nei vari piani.
Buon 2021 a tutti. A presto.
Fabio Boschi -
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