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Questo argomento contiene 17 risposte, ha 18 partecipanti, ed è stato aggiornato da Nicoletta Palombo 4 anni, 11 mesi fa.
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novembre 1, 2019 alle 2:22 pm #961
DESTINATARI: DIPENDENTI PUBBLICI (in generale), PERSONALE DEL MINISTERO DELLA DIFESA (in particolare)
PROBLEMA 1: i piani anticorruzione redatti dagli Enti, spesso sono lunghi, farraginosi, complessi, frutto di un’accurata ricerca della perfezione ma poco conosciuti, letti, capiti e recepiti dal personale a cui questi piani sono rivolti. La mancata o scarsa conoscenza, ne vanificano l’obiettivo.
PROBLEMA 2: la corruzione, intesa come tutti gli atteggiamenti che portano ad una non corretta gestione della “cosa pubblica”, a mio avviso, con specifico riferimento al settore “appalti pubblici”, si annida non più tanto nella fase di affidamento come avveniva in tempi passati in cui era il dipendente pubblico deputato alla gestione del procedimento di gara che si lasciava corrompere dall’imprenditore, quanto nelle due fasi immediatamente prima e dopo quella dell’affidamento: la fase di progettazione e la fase di esecuzione.OBIETTIVO 1 (riferito a problema 1): rendere i piani “anticorruzione” immediatamente recepibili ed applicabili dal ed al personale a cui essi sono rivolti.
OBIETTIVO 2 (riferito a problema 2): organizzare la fase di progettazione degli appalti garantendo che non si instauri un “legame” tra il progettista, la stazione appaltante e l’appaltatore. Organizzare la fase di esecuzione, in particolare per forniture di beni e servizi, in cui la supervisione del rispetto delle regole contrattuali avvenga ad opera di una entità “super partes”, elettronica ed informatizzata, non soggetta alle ingerenze esterne ed umane.
AZIONE 1 (riferita ad obiettivo 1): la redazione di piani anticorruzione immediatamente recepibili ed applicabili al personale, non può prescindere dall’effettivo e propositivo coinvolgimento del personale a cui i piani sono rivolti. Il coinvolgimento del personale non può, però, limitarsi, come avviene ad esempio in ambito Ministero della Difesa, ad una mera comunicazione per la richiesta di partecipazione. L’effettiva partecipazione si può ottenere con la resa obbligatoria di un’attività, anche remunerata, nella quale ogni individuo ha il DOVERE di fornire il proprio contributo concreto ad una determinata causa. Rendere, inoltre, un piano effettivamente compreso e condiviso dal personale, impone la necessità che su tale piano siano svolti corsi di formazione, che conferiscano almeno le basi solide sulle quali poi sviluppare ulteriori forme di approfondimento della materia a cura di ciascun dipendente pubblico. Solo con l’effettivo coinvolgimento e l’effettiva partecipazione del personale alla formazione di una “regola” comune, si può ottenere la comprensione del contenuto della norma e della sua condivisione.
I piani anticorruzione, inoltre, dovrebbero essere più snelli e più orientati all’effettivo ambito di applicazione. Un piano anticorruzione, come in ambito Difesa, che copre tutta la gamma di comportamenti, figure, soggetti e realtà a rischio corruzione, si discosta facilmente dall’obiettivo specifico che, a mio avviso, dovrebbe essere quello di far comprendere al dipendente, il reale ed effettivo rischio a cui lo stesso è sottoposto. Pertanto, ogni piano anticorruzione, pur avendo un’ossatura generica, dovrebbe essere composto di tanti “micro piani”, ognuno applicabile in maniera chirurgica, ad un determinato ambito.
L’effettiva comprensione, infine, di ciascun piano e micro piano, dovrebbe essere oggetto di valutazione costante in capo a ciascun dipendente. Solo sottoponendo ad esame ogni dipendente, si potrebbe essere in grado di capire l’effettiva comprensione delle nozioni che si sono somministrate.
TEMPO 1 (riferito all’azione 1): la revisione di un piano e l’applicazione della nuova forma in piano principale e micro piani, potrebbe avvenire nel ciclo temporale di 1 o 2 anni.AZIONE 2 (riferita ad obiettivo 2): il Ministero della Difesa, in ragione della sua struttura organica fortemente gerarchizzata, si è “ritagliato” un piccolo angolo nell’ambito del Codice nel quale suddivide la funzione approvvigionamento in 4 fasi nelle quali, per ciascuna fase, è possibile individuare un distinto RUP, con i medesimi poteri che, in ambito generale, vengono affidati ad un RUP unico per tutte e 4 le fasi. Tale ripartizione se da un lato va a moltiplicare le figure professionali coinvolte in un appalto, dall’altro garantisce che in ciascuna fase sia individuato un preciso responsabile, a cui, ovviamente affidare “meno” compiti, “meno” interazione con tutto l’appalto e, di conseguenza, meno rischio corruzione.
A mio avviso, come detto in premessa, non è più tanto la fase di affidamento quella soggetta a rischio corruttivo in quanto, l’obbligatorietà di sistemi elettronici di negoziazione, la trasparenza imposta per ogni procedura di gara, il reale e fattivo coinvolgimento degli operatori economici nella fase di affidamento, non lasciano più molto spazio e quello che, un tempo, era il dipendente corrotto oppure a forte rischio corruzione.
Secondo la mia esperienza, la maggior facilità di “corrompere” un dipendente pubblico, si annida nella fase della progettazione ed in quella, ancora più delicata, della esecuzione.
Analizziamo i due rischi e le due proposte per mitigarne l’insorgenza o gli effetti:
AZIONE 2 – SUB 1: fase di progettazione. Progettare un appalto, con specifico riferimento alla fornitura di beni o servizi, necessita inevitabilmente della conoscenza di un problema da risolvere oppure di un bisogno da soddisfare. Questa conoscenza, sebbene non riferita ad un individuo specifico ma ad un settore (si pensi ad esempio all’acquisto di un elettromedicale), non può prescindere dalle competenze del progettista che, per svariate ragioni, può “prediligere” un prodotto anziché un altro, un marchio anziché un altro e, di conseguenza, un operatore/fornitore anziché un altro. Se tali scelte finiscono per “interagire” con il progettista, inducono, inevitabilmente, il progettista a fare delle scelte di convenienza. Estremizzando questo concetto, è facile pensare come una progettazione “non asettica”, incondizionata, possa indirizzare tutta una fase di affidamento verso un determinato soggetto, con le possibili conseguenze corruttive che ne deriverebbero.
Pertanto, al fine consentire che la fase di progettazione sia sempre indenne da ingerenze esterne, sarebbe opportuno procedere alla rotazione sistematica dei RUP/progettisti, anche con cadenza annuale, come avviene, per esempio, per i responsabili della fase di affidamento. Altra soluzione potrebbe, inoltre, essere la creazione di una sorta di “albo dei progettisti” dalla quale estrarre, di volta in volta, il personale a cui affidare la fase di progettazione. Tale personale, selezionato oltre che in base alle competenze e filtrato per area geografica non “vicina” alla stazione appaltante, potrebbe garantire la totale ingerenza del progettista con il contesto sociale ed economico in cui si va ad incentrare l’appalto.
TEMPO 2 (riferito all’azione 2 – SUB 1): creare un albo potrebbe comportare dai 2 ai 3 anni, mentre la rotazione dei RUP potrebbe essere immediatamente applicabile.AZIONE 2 – SUB 2: fase di esecuzione. La quarta ed ultima fase del processo di approvvigionamento, a mio avviso, è anch’essa suscettibile di ingerenze esterne o soggetta, più delle altre, a fenomeni di corruzione che non per forza si devono tradurre in comportamenti “attivi” del dipendente corrotto ma che, spesso, possono anche coincidere con solo comportamenti del “non fare”. Il non controllare, il non verificare, collaudare, accertare, applicare penali, sebbene non diretti ad un vero e proprio guadagno del responsabile della fase di controllo, rappresentano, comunque, comportamenti che incidono sul buon andamento dell’appalto, tanto più che la fase di esecuzione rappresenta il momento più importante di un appalto in quanto è l’istante in cui si ottiene il passaggio del bene o servizio dall’Operatore Economico all’Amministrazione che ha pagato/pagherà per ottenere il miglior prodotto e la maggior aderenza di quanto chiesto con quanto proposto.
Anche tale fase, in ambito Ministero Difesa, può essere affidata ad un diverso RUP/DEC che, per varie ragioni, potrebbe non essere del tutto immune da fenomeni corruttivi, sia legati ad azioni “attive” che a fenomeni di passività.
Considerato, inoltre, che tale fase non è sottoposta ad una vigilanza superiore, in quanto il DEC è il deus ex machina di tutto il procedimento, sarebbe auspicabile ed ipotizzabile una supervisione ed un controllo “dall’alto” sia durante che al termine del procedimento di verifica dell’esecuzione.
In termini pratici, con specifico riferimento alla fornitura di beni o servizi (ricordiamo che per i lavori una verifica in forma “elettronica” avviene mediante l’ausilio del BIM), si potrebbe ipotizzare un sistema informatico che tenga traccia di tutta la fase esecutiva. Ad esempio, una fornitura potrebbe essere monitorata costantemente dal momento in cui l’Amministrazione invia l’ordine, all’aggiudicatario dell’appalto che conterrà evidentemente una serie di parametri obbligatori, quali ad esempio luoghi e tempi di consegna.
La verifica elettronica sarebbe un giudice imparziale e verificherebbe che tutti i parametri oggetto della consegna siano ampiamente rispettati. Non da ultimo, tracciare in forma elettronica un determinato prodotto mediante un codice univoco (es. QR-code), garantirebbe che il prodotto inviato dall’operatore economico sia effettivamente ciò che l’amministrazione aggiudicatrice aveva approvato in sede di gara. Così come le quantità. La fornitura sarebbe, infine, sottoposta ad un processo di verifica puramente elettronico e la qualità del prodotto sarebbe garantita dal possesso del codice univoco di identificazione del prodotto. In tale logica, sarebbe impossibile per il RUP, “chiudere un occhio” sul ritardo nella fornitura, sarebbe impossibile “chiudere un occhio” su una fornitura non perfettamente rispondente nel numero o nella qualità con quanto ordinato.
Analoghe verifiche potrebbero essere eseguite sulla fornitura dei servizi. Basterebbe “tracciare” l’operatore che esegue una determinata azione (ad esempio pulisce una stanza, svuota un cassonetto) per verificare in tempo reale la perfetta aderenza tra quanto chiesto/pagato e quanto effettivamente reso. In tal modo, la struttura informatica sarebbe da supporto al RUP/DEC che non avrebbe più molto margine discrezionale per poter “dire la sua” sulla buona esecuzione/fornitura del bene o servizio.
TEMPO 2 (riferito all’azione 2 – SUB 2): una tempistica per raggiungere quanto proposto potrebbe non essere immediatamente individuabile in quanto un progetto del genere richiederebbe uno sforzo iniziale prettamente economico per creare tutto il sub strato informatico idoneo a gestire l’intero processo di verifica e, come noto, le risorse finanziarie pubbliche non sono sempre immediatamente disponibili. E’ ipotizzabile, comunque, che nel giro di 2/3 anni, si possa approcciare ad una nuova modalità di verifica della prestazione mediante l’utilizzo di arbitri elettronici che, nel corso degli anni successivi, farebbero calare drasticamente i costi iniziali del progetto e garantirebbero una più adeguata e certosina verifica delle attività degli Operatori Economici.- Questo argomento è stato modificato 5 anni fa da Salvatore Communara.
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novembre 20, 2019 alle 7:28 pm #1016Il piano anticorruzione proposto da Salvatore mette ben in evidenza il rischio corruzione che si annida soprattutto in due fasi del ciclo dei contratti pubblici, quello della programmazione e quello dell’esecuzione. Per quanto riguarda la fase della programmazione, viene proposta una soluzione originale, quella di creare un “albo dei progettisti” dal quale estrarre, di volta in volta, il personale interno a cui affidare la fase di progettazione, un po’ come l’albo dei commissari di gara, proponendo di scegliere quelli più distanti geograficamente. Questa soluzione potrebbe comportare maggiori costi legati alla missione dei progettisti. Non sono così sicura che questo strumento eviterebbe il contatto con le imprese fornitrici. visto che in genere i rapporti con le imprese nascono dall’esigenza di acquisire informazioni utili per la progettazione del bando di gara. Sarebbe forse utile accompagnare tale contatto dalle opportune cautele di imparzialità e di tutela della concorrenza.
Parimenti la fase di esecuzione evidenzia gravi situazioni di inefficienza a causa del mancato controllo sull’esecuzione. Si ritiene che la tracciabilità proposta da Salvatore non sempre sia fattibile soprattutto con riferimento ai servizi per i quali sarebbe opportuno un controllo diretto. Come si fa a tracciare un addetto alle pulizie? si rischia di violare le norme a tutela del lavoratore (statuto dei lavoratori)
Ho trovato curioso il fatto che nel ministero della difesa venga nominato un rup per ogni fase di gara. Non pensavo si potesse fare.novembre 21, 2019 alle 8:49 pm #1032Condivido l’impostazione del Piano orientato alla sostanza e non alla forma.
Nelle strutture gerarchiche così articolate e complesse, condivido l’impostazione di prevedere dei “mini” piani anticorruzione, più aderenti alla realtà specifica e al proprio ambito.
Inoltre trovo interessante anche lo sviluppo e le soluzioni proposte, orientate all’innovazione di processo.novembre 26, 2019 alle 10:25 am #1085trovo molto importante mettere in luce i rischi in fase esecutiva dove, per la mia esperienza, può anche capitare che sia data una interpretazione utilitaristica e non rispondente alle finalità perseguite degli strumenti a tutela della Stazione appaltante.
novembre 26, 2019 alle 10:54 am #1089Condivido appieno l’idea di snellire il piano che altrimenti risulterebbe poco utile e poco orientato verso le finalità che dovrebbe perseguire.
In effetti, anch’io, come fa notare Palma, trovo curiosa la nomina di un RUP per ogni fase.
Per quanto riguarda i rischi nella fase della progettazione ed in quella dell’esecuzione, mi sembra utile l’idea di istituire un “albo di progettisti” e di procedere alla rotazione dei RUP: magari queste azioni non saranno la soluzione a tutti i mali ma sicuramente limiterebbero la commistione tra progettista ed operatore economico.
Interessante l’idea di informatizzare la fase del controllo dell’esecuzione per i servizi e le forniture anche se sicuramente non potrebbe essere attuata in tempi brevi e dovrebbe essere molto ben studiata.novembre 26, 2019 alle 11:03 am #1092Il piano ha sicuramente degli ottimi spunti. Innanzitutto la partecipazione alla formazione del piano da parte di chi effettivamente è “toccato” nel proprio lavoro da certi temi è sicuramente fondamentale e un’ottima soluzione affinchè il piano sia utile e condiviso.
Anche io porrei particolare attenzione alla fase esecutiva di un appalto. Per esperienza è la fase a maggiore rischio corruttivo. E non solo la corruzione in tale fase porta sicure inefficienze e, e nei casi più gravi, danni diretti all’utilizzatore del bene e/o servizio realizzato.
Sono inoltre molto favorevole all’informatizzazione dei processi esecutivi dell’appalto, rendendo così tracciabile ogni suo momento e riconducibile a sicure e certe responsabilità.novembre 26, 2019 alle 7:49 pm #1129Il piano, proposto da Salvatore offre molti spunti di riflessione. Trovo particolarmente interessanti le azioni 2 Sub1 e Sub2: focalizzare l’attenzione sia nella fase di programmazione sia nella fase di esecuzione sarebbe buona prassi da applicare in tutte le amministrazioni.
Originale l’idea della creazione di una piattaforma informatica per tenere sotto controllo l’operato dell’aggiudicatario e gli adempimenti della stazione appaltante attraverso degli indicatori di monitoraggio.novembre 27, 2019 alle 1:15 pm #1140Il piano proposto da Salvatore offre spunti di notevole interesse. In particolare, trovo peculiare l’azione 2 volta alla digitalizzazione del controllo nella fase esecutiva. Potrebbe rivelarsi un’azione realmente efficace per risolvere le attuali inefficienze del sistema.
novembre 28, 2019 alle 3:01 pm #1169Il Piano proposto mi vede pienamente d’accordo con i rischi corruttivi delle fasi di programmazione ed esecuzione. Molto spesso si assiste addirittura alla proposta di “capitolati – fotocopia” sulla base di preventivi posti in essere da aziende nella fase di programmazione. Trovo che senza le giuste competenze si finirebbe per attagliare degli appalti ad alcuni operatori economici, con tutto ciò che ne consegue. L’albo dei progettisti potrebbe essere una potenziale soluzione se applicata in ambito nazionale per tutte le amministrazioni aggiudicatrici, ma dubito che un albo intra F.A. riesca a risolvere la faccenda. Non sono molto d’accordo sui micro-piani anticorruzione. Come già segnalato in altro commento, reputo che si potrebbe verificare una eccessiva parcellizzazione della norma, rendendo ancor più difficile un ambito poco conosciuto e complesso. Interessante la proposta di un’esecuzione informatizzata, chiaramente ove applicabile. Per alcuni appalti di servizi ove materialmente ciò non è possibile, bisognerebbe approfondire le modalità di controllo.
novembre 29, 2019 alle 9:43 am #1204Il piano pone l’accento sulla necessità di rendere concreti i controlli in tutte le fasi, ma soprattutto in quella esecutiva, proponendo soluzioni concrete per renderli effettivi ed efficaci anche al fine di prevenire i fenomeni corruttivi e distorsivi propri di tale fase. Condivido questo approccio perchè è fondamentale rafforzare il sistema della vigilanza, delle verifiche e dei controlli in particolar modo nel momento in cui le opere vengono realizzate ed i servizi eseguiti
novembre 29, 2019 alle 10:32 am #1206con riferimento al PROBLEMA 2 sono parzialmente d’accordo sul fatto che il tema dell’anticorruzione si annidi maggiormente nelle fasi della progettazione e dell’esecuzione, piuttosto che in quella dell’affidamento.
Occorre a tale riguardo ricordare la problematica ancora attuale dei c.d. bandi fotocopia, cioè di bandi prefigurati su un determinato concorrente al fine di consentirgli di vedersi aggiudicata la gara.
Inoltre, la discrezionalità di cui gode la stazione appaltante nella verifica di alcuni requisiti – si pensi ad esempio al requisito di cui all’art. 80 comma 5 del codice – sui gravi errori professionali come causa di esclusione pone delicati problemi – come confermato dalla disciplina sul conflitto di interesse – anche e principalmente nella fase di affidamentonovembre 29, 2019 alle 11:00 am #1212Piano interessante ma approfondirei la questione del RUP per ogni fase: il RUP, Responsabile UNICO del procedimento deve curare il procedimento dall’inizio (programmazione dell’intervento) alla fine, si sensi dell’art. 31 del Codice dei Contratti.
Il controllo sulla esecuzione del contratto è di fondamentale importanza come messo in evidenza nel piano proposto da Salvatorenovembre 29, 2019 alle 5:06 pm #1247Mi sembra innovativa in particolare l’azione 2 volta alla digitalizzazione della fase esecutiva e del relativo controllo. Mi pare che però che non si possa prescindere dall’attuare il controllo tradizionale per i servizi (no modello Amazon per favore)
novembre 29, 2019 alle 5:36 pm #1248Salvatore ha posto ben in evidenza che la corruzione, nelle sue varie sfaccettature, può annidarsi anche nella fase antecedente e successiva a quella dell’affidamento.
Non di rado, infatti, nella fase esecutiva, le Stazioni Appaltanti omettono la dovuta vigilanza sulla corretta esecuzione dell’appalto, accontentandosi di prestazioni di qualità inferiore rispetto a quella indicata in sede di offerta, omettendo di applicare le penali previste nel contratto in caso di inadempimento ecc…
Trovo innovativa l’idea di una gestione informatizzata della fase esecutiva; attraverso la tracciabilità di ogni operazione compiuta, potrebbe rivelarsi un valido ausilio per il RUP e il Direttore dell’Esecuzione nonché un efficace strumento di contrasto alla corruzione.
Non credo, però, che sia una misura attuabile in 2/3 anni bensì in tempi più lunghi, anche se spero di sbagliarmi.novembre 30, 2019 alle 1:30 pm #1275Condivido pienamente la proposta di creare dei piani specifici adeguandoli alla realtà effettiva e tenendo conto delle criticità e dei rischi dell’amministrazione anche mediante un coinvolgimento del personale.
Trovo interessante l’idea di potenziare i controlli nella fase di esecuzione del contratto e ritengo che si potrebbe istituire un nucleo ispettivo che proceda a controlli a campione in tal senso (si potrebbe anche utilizzare il personale dei Servizi Ispettivi della Finanza Pubblica della Ragioneria Generale dello Stato come ha fatto spesso l’ANAC). -
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