HOME › Forum › Proposta di un piano anticorruzione (creativo e partecipato) SESTO ANNO › "ETICA-MENTE"
Questo argomento contiene 2 risposte, ha 3 partecipanti, ed è stato aggiornato da Monica Giovannelli Cesarini 2 anni, 9 mesi fa.
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gennaio 20, 2022 alle 7:38 pm #2348
“ETICA-MENTE”
PROBLEMA:
Assenza della percezione dell’importanza della tematica dell’anticorruzione, subita come un continuo sovrapporsi di norme, regolamenti e procedure, piuttosto che affrontata come una CONDIVISIONE DI VALORI A FONDAMENTO DI COMPORTAMENTI ETICI DI RILEVANZA SOCIALE.DESTINATARI DIRETTI: dipendenti pubblici.
DESTINATARI INDIRETTI: cittadini, istituzioni scolastiche.OBIETTIVO 1: ETICA CONDIVISA E PARTECIPAZIONE ATTIVA
OBIETTIVO 2: COMUNICAZIONE E TRASPARENZA
OBIETTIVO 3: FEEDBACKOgni organizzazione sociale sviluppa un’etica generale, frutto dell’evoluzione storica e culturale, necessaria alla conservazione della società stessa, ma non tutti gli individui tendono “naturalmente” ad adottare comportamenti in linea con tale etica, quanto piuttosto a perseguire interessi propri e/o di terzi, ponendo quindi in essere atti disfunzionali e dannosi per la collettività.
Ne consegue che PER LO SVILUPPO DI UN’ETICA CONDIVISA, occorre non solo dettare regole e prevedere sanzioni, ma ancora di più BISOGNA AGIRE SUL COINVOLGIMENTO E SULLA PARTECIPAZIONE ATTIVA DEI SOGGETTI OBBLIGATI E DI TUTTA LA COLLETTIVITÀ.
Infatti, non si può pensare che un’efficace sistema di prevenzione del fenomeno corruttivo possa prescindere dalla COLLABORAZIONE dei “soggetti obbligati”, da una condivisione etica e da un costante MANTENIMENTO DELLE MOTIVAZIONI che renda tutti i “soggetti obbligati” consapevoli, da un lato, di essere parte di un sistema di difesa della BUONA AMMINISTRAZIONE e dell’efficienza dell’ente di appartenenza e, dall’altro, di essere soggetti attivi di uno sviluppo della cultura etica in grado di produrre un ritorno favorevole in termini di reputazione, a loro stesso vantaggio .
È indispensabile che anche i cittadini abbiano piena consapevolezza della vera sostanza e pervasività del fenomeno corruttivo e possano disporre di informazioni chiare e strumenti idonei per potere, a loro volta, contribuire alla costruzione di una comunità etica.AZIONI riferite a OBIETTIVO 1
AZIONE 1: La formazione.
TEMPO: Azioni con cadenza annuale.
È necessario che si svolgano annualmente corsi di formazione e aggiornamento, non standardizzati e omogenei per tutti i dipendenti, ma differenziati per settori in relazione al livello di rischio corruttivo e che tali corsi non si concludano con meri test di autovalutazione (“compitini” fini a se stessi), ma con colloqui individuali con i formatori (e possibilmente con psicologi del lavoro, alla stregua di come avviene oramai frequentemente in sede concorsuale quando si valutano le capacità di lavorare in gruppo, la leadership, la capacità di saper comunicare e di lavorare sotto stress). La formazione settoriale anticorruzione dovrebbe favorire lo spirito di collaborazione e la condivisione delle “buone pratiche” nell’ambito di procedure interne sempre più informatizzate.
Giornate di formazione aggregata in tema di anticorruzione sarebbero comunque opportune, sempre con cadenza annuale, in previsione degli aggiornamenti del PTCPT e del Codice di comportamento, non essendo sufficienti e stimolanti semplici comunicazioni ai dipendenti con richiesta di presentare osservazioni.
Le giornate di formazione aggregata, con eventuale costituzione di gruppi di lavoro trasversali, favorirebbero il confronto sui rispettivi ambiti di lavoro con relative differenti gradazioni del rischio, l’analisi, l’approfondimento, la valutazione dei processi interni all’organizzazione al fine di favorire lo scambio di informazioni per un miglioramento complessivo nell’ottica della prevenzione dei rischi corruttivi.AZIONE 2: La rotazione del personale come opportunità
TEMPO: Azioni con cadenza annuale.
Nelle giornate di formazione trasversale sarebbe necessario porre l’attenzione su un’eventuale rotazione del personale, che, se da un lato costituisce una misura di prevenzione della corruzione, dall’altro costituisce anche un’opportunità, un’occasione di accrescimento di competenze e professionalità.
Sono comprensibili le ragioni che rendono difficili l’attuazione della rotazione (e l’impossibilità per gli enti medio – piccoli), ma sarebbe auspicabile (dove i numeri lo consentono) che anche la rotazione del personale fosse oggetto di una programmazione triennale, che tenga in considerazione l’anzianità del servizio in un determinato settore, titoli di studio, attitudini, capacità e competenze professionali. (Del resto il PTPCT dovrà essere assorbito nel PIAO, unitamente al Piano della formazione e al Piano triennale del fabbisogno del personale, che dovrà anche definire strumenti e obiettivi di valorizzazione delle risorse interne).
La programmazione dovrebbe muoversi in molteplici direzioni:
• attenzione prioritaria allo svolgimento delle attività esposte a un più elevato rischio di corruzione, al fine non tanto di trasferire i dipendenti in base al presupposto che, rivestendo sempre lo stesso ruolo ed esercitando sempre le stesse funzioni/poteri, potrebbero consolidare nel tempo rapporti dai quali potrebbero derivare condotte improprie, non adeguate e non imparziali, quanto piuttosto per favorire il percorso inverso: selezionare e formare i dipendenti più idonei da inserire in settori particolarmente esposti alla corruzione, come quello degli appalti pubblici, che necessita di personale altamente professionalizzato (e con uno spiccato senso etico);
• buona amministrazione: mantenimento, continuità e miglioramento dell’efficienza di strutture – uffici – servizi;
• formazione teorico -pratica con affiancamento adeguato dei dipendenti soggetti alla rotazione (così come avviene o dovrebbe avvenire per ciascun nuovo assunto);
• benessere del dipendente;
• riconoscimento di incentivi e premialità.AZIONE 3: Il whistleblowing come dovere civico.
TEMPO: Azioni con cadenza annuale.
La formazione nel suo complesso dovrebbe essere mirata non tanto a comunicare regole, meccanismi procedimentali, termini, scadenze, obblighi, sanzioni, ma a sviluppare condivisione etica, cultura della legalità, in modo che ciascun dipendente si senta protagonista nella lotta alla corruzione.
Considerato che, per quanto si voglia diffondere un’etica condivisa, ci sarà sempre chi si considera più furbo degli altri e al di sopra delle regole, non si può dimenticare l’esigenza di sensibilizzare i dipendenti sul whistleblowing, quale atto civico “dovuto”, con un suo preciso VALORE ETICO, che non può e non deve essere omesso, in quanto necessario per eliminare ogni possibile forma di CATTIVA AMMINISTRAZIONE (maladministration) e ogni possibile forma di corruzione in senso lato, nonché a tutelare l’immagine dell’ente di appartenenza, gli interessi della collettività e la stessa propria dignità professionale, avendo sempre bene in mente che “i pubblici impiegati sono al servizio esclusivo della Nazione”.
Il fenomeno corruttivo non comprende, infatti, solo condotte di rilevanza penale, ma ha un senso più ampio, in quanto deve intendersi come corruzione qualsiasi abuso di un potere o di una funzione pubblica, al fine di ottenere vantaggi privati, qualsiasi condotta che devia dalla cura dell’interesse generale a causa del condizionamento improprio da parte di interessi particolari, pregiudicando l’affidamento dei cittadini nell’imparzialità delle amministrazioni, compromettendo le loro pari opportunità, ostacolando la libera concorrenza, dando luogo a sprechi di risorse pubbliche.
A titolo esemplificativo, si possono indicare: clientelismo, favoritismo, conflitti di interessi, assunzioni non trasparenti, false dichiarazioni, collusioni, ecc.
Per questa ragione, la formazione dovrebbe favorire la discussione sulle varie ipotesi di corruzione amministrativa e sui casi concreti che possono verificarsi nella realtà lavorativa, magari, a volte, senza essere percepiti nella loro gravità da chi pone in essere quei comportamenti, che poi rischiano di essere trascurati anche dagli altri dipendenti, portati facilmente a voltare le spalle e a girare gli occhi da un’altra parte, perché:
• non li prendono nella dovuta considerazione;
• li accettano con passiva rassegnazione, come un malcostume inevitabile;
• sono condizionati dalle relazioni con i soggetti coinvolti (per rapporti amicali consolidati, per senso di “sudditanza” di un dipendente verso un superiore gerarchico, per “timore reverenziale” di un neo assunto verso un collega con lunga attività di servizio nell’Ente, ecc.)AZIONI riferite a OBIETTIVI 2 e 3
AZIONE 1: La comunicazione
TEMPO: Azioni con cadenza annuale.
Tra i cittadini è sicuramente diffusa la conoscenza della corruzione che rileva nel codice penale, ma, forse anche fra di loro manca la consapevolezza della ben più ampia portata del fenomeno corruttivo.
In tema di comunicazione e trasparenza, occorre, quindi, che non ci si limiti a un mero rispetto degli obblighi di legge e delle linee ANAC, per cui, laddove occorre coinvolgere soggetti terzi, cittadini e organizzazioni portatrici di interessi collettivi (Stakeholders) in occasione dell’elaborazione/aggiornamento del PTCPT, si dovrebbero individuare forme di consultazione realmente coinvolgenti ed efficaci.
A tal fine sarebbe opportuno organizzare preventivamente eventi e incontri aperti alla cittadinanza, con particolari categorie di cittadini, con organizzazioni, associazioni e formazioni economico – sociali (anche in sinergia fra enti diversi, per un’ottimizzazione di tempi e risultati, come ad esempio Provincia e Comune capoluogo), per portare a conoscenza la comunità di cosa sia il FENOMENO CORRUTTIVO, per relazionare su quanto viene fatto dall’ente/dagli enti per prevenirlo e con quali esiti, per illustrare quali sono le possibilità di partecipazione attiva che i cittadini hanno a disposizione per far pervenire riscontri, suggerimenti e contributi volti a prevenire la corruzione in senso lato.AZIONE 2: Le informazioni di ritorno
TEMPO: Azioni di verifica trimestrali.
È opportuna anche l’introduzione di diversi sistemi di feed back (dal Totem Monitor all’interno dell’Ente a un apposito link sull’Homepage del sito istituzionale), che renderebbero pienamente consapevoli i dipendenti del fatto che un cittadino utente è anche un cittadino che vigila sul buon andamento della pubblica amministrazione. Ogni cittadino potrebbe esprimere la propria valutazione sui servizi ricevuti, non solo cliccando su un emoticon fra quelli eventualmente disponibili, ma dovrebbe anche motivare il proprio gradimento o, all’opposto, la propria insoddisfazione. I risultati di queste rilevazioni saranno oggetto di valutazione nelle sedi opportune, dando modo di intervenire con i necessari correttivi dove occorre, e dovranno essere resi pubblici in termini statistici nel loro complesso, ma con menzione dei dipendenti che si sono distinti per il rispetto delle regole di BUONA AMMINISTRAZIONE, in termini di efficienza, tempestività, imparzialità, correttezza.
È bene che un Piano con un approccio di tipo preventivo/culturale si concluda con un sistema premiante!
(Anche qui va tenuto presente che il PTPCT dovrà essere assorbito nel PIAO, unitamente al PDO, e si dovranno effettuare rilevazioni della soddisfazione degli utenti, utili per la valutazione della performance individuale e organizzativa.AZIONE 3: Il supporto dell’educazione civica scolastica
TEMPO: Azioni con cadenza annuale.
È necessario coinvolgere i giovani delle scuole superiori per sensibilizzarli sul tema della corruzione in un percorso di scambio di conoscenze e di idee:
• l’educazione civica dovrebbe porre una particolare attenzione sui principi costituzionali della legalità, del buon andamento e dell’imparzialità della Pubblica amministrazione;
• un team di dipendenti degli enti, operanti eventualmente anche in forma aggregata (come Provincia e Comune capoluogo), potrebbe cooperare con le istituzioni scolastiche, avvicinando gli studenti alle Amministrazioni che rappresentano, spiegandone le funzioni svolte e illustrando la navigazione sui siti istituzionali e sulla Sezione dell’Amministrazione Trasparente (percorso di sicuro immediato apprendimento per i giovani), per far capire come ogni Pubblica Amministrazioni è, o dovrebbe essere, una “casa di vetro”, con un interno costantemente visibile e a disposizione del cittadino;
• lo stesso ente, o gli stessi enti se operanti in sinergia, potrebbe/potrebbero istituire premi e borse di studio per studenti, in relazione a lavori, individuali o di gruppo, per lavori attinenti al tema: “ETICA – MENTE”.- Questo argomento è stato modificato 2 anni, 9 mesi fa da Viviana Arena.
febbraio 11, 2022 alle 4:16 pm #2427Un piano creativo veramente completo e che riassume tutto quanto ho già commentato.
Barbara Giannaccnifebbraio 13, 2022 alle 1:14 pm #2454Le idee avanzate dalla Collega mi trovano pienamente d’accordo, sia per quanto attiene alla problematica presentata, che per quello che riguarda le azioni correttive proposte. Come già evidenziato, sono pienamente convinta che occorra ripartire dalle basi, già nelle scuole dell’obbligo. L’imprinting che deve essere dato ai cittadini e funzionari del domani deve basarsi sulla condivisione di valori etici, sociali e morali fondati sulla lealtà, fedeltà e sul senso di appartenenza ad un quid che ci coinvolge tutti: il pubblico dipendente è, innanzitutto, un cittadino che, a livello professionale, opera nell’interesse della collettività. La formazione nell’ambito degli Enti di appartenenza dovrà quindi inserirsi in sub-strato formativo culturale e sociale già definito e impartito a monte. In una tale prospettiva, ovviamente, il whistleblowing sarà fisiologicamente un atto civico “dovuto” perché qualunque fenomeno di malaffare, benchè non declinabile in termini penalistici, verrà comunque percepito come patologico, poichè deviante rispetto a quel modello etico proposto e prospettato come unico corretto, e pertanto necessariamente “da denunciare” e da espungere.
Monica
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