HOME › Forum › Proposta di un piano anticorruzione (creativo e partecipato) TERZO ANNO › I LIMITI DELL'INDIRIZZO POLITICO NELLE PROCEDURE DI APPALTO
Questo argomento contiene 9 risposte, ha 10 partecipanti, ed è stato aggiornato da ELENA DEAMBROGIO 5 anni, 11 mesi fa.
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ottobre 30, 2018 alle 9:30 pm #530
Marina Dolfini
DESTINATARIO: Amministratori pubblici e dipendenti pubblici (dirigenti, p.o., r.u.p.)
AMBITO D’AZIONE: affidamenti di concessioni e appalti di servizi, forniture, lavori.
PROBLEMA: Gli amministratori pubblici spesso, attraverso i loro “indirizzi politici”, cercano di veicolare taluni vantaggi verso operatori economici specifici. In questo caso si considerano, comunque, non azioni di corruzione in senso stretto, ma anche semplicemente quei comportamenti, spesso dettati da un certo campanilismo, che portano ad azioni corrotte in senso ampio.
Si prenda, ad esempio, la volontà degli amministratori di voler creare ricadute economiche sul proprio territorio (affidando quindi a operatori economici del posto degli appalti, concessioni, ecc) oppure la volontà di utilizzare procedure semplificate di affidamenti per ridurre le tempistiche amministrative, oppure ancora la richiesta di velocizzare alcune fasi procedimentali degli affidamenti (quali, ad esempio, la verifica dei requisiti).
Spesso queste richieste vengono bloccate dai rup, creando il malcontento dell’amministratore e dello stesso dipendente pubblico che si sente “spinto” verso comportamenti illeciti, minando pertanto il rapporto di collaborazione fra i due ruoli.OBIETTIVI:
1) definizione dei principi di libera concorrenza, non discriminazione, trasparenza, proporzionalità, nonchè di pubblicità richiamati dall’art. 30 del D.Lgs. 50/2016
2) formare gli amministratori pubblici sul tema degli appalti, in modo veloce e leggero, mettendoli nelle condizioni di conoscere l’argomento nei puoi punti essenziali.
3) Portare ad un miglioramento in tema di fiducia fra amministratori e rup/dirigenti, così che l’amministratore parta dal presupposto che i propri dipendenti lavorano con dedizioni applicando le regole, non in modo rigido, ma nel modo corretto.
4) Rendere più trasparente possibile il procedimento di affidamento degli appalti, non solo attraverso la pubblicazione dei dati (che risulta utile sono per chi è già conoscitore della materia).AZIONI:
A) per punto 1) e 2): Corsi di formazione per amministratori “classici” ma basati su casi pratici, creando altresì delle esercitazioni sulla corretta applicazione delle procedure di appalto.
Questo per evidenziare, anche, i principi “non corretti” che l’amministratore pubblico vorrebbe imporre.B) per punto 3): corsi di formazione alternativi attraverso giochi di ruolo per aumentare il clima di fiducia fra amministratori e dipendenti pubblici
C) per punto 3) : corsi di formazione specifici dedicati a dirigenti/rup sulle modalità comunicative verso l’amministratore.
D) incontri aperti al pubblico (ai quali devono essere invitate le aziende del territorio) nei quali vengano riassunti gli appalti che sono stati espletati nel corso dell’anno: importi, modalità di scelta del contraente, affidatari.
TEMPI:
Le azioni A) B) C) devono essere svolte nell’arco temporale di un anno, all’inizio di ogni mandato dell’Amminostratore. L’azione D) dev’essere svolta a cadenza annuale, con riferimento all’annualità precedente.novembre 23, 2018 alle 1:20 pm #536Ho apprezzato l’accento sul tema molto sentito della difficoltà nel rapporto tra politici e funzionari con diffidenza reciproca, ancora più forte nel caso di amministrazioni insediate da poco, che sono allettate dallo spoil system…Questo atteggiamento rischia di ingenerare lunghe stasi nei percorsi decisionali e amministrativi.
novembre 25, 2018 alle 8:21 pm #570sottoscrivo completamente quanto detto da Anna
novembre 26, 2018 alle 1:17 pm #586Ritengo anche io importante porre l’accento sulle problematiche che possono sorgere tra amministratore pubblico e organo politico. Risulta indifferibile sensibilizzare tutti gli aventi causa, siano essi politici o pubblici amministratori, in merito alla necessità di riconoscere in ciò che si fa, l’eticità che deve contraddistinguere la gestione della Cosa Pubblica.
novembre 26, 2018 alle 4:16 pm #597Nell’ ambito di un efficace cambiamento culturale non può effettivamente tralasciarsi l’aspetto degli organi di indirizzo politico, che qui viene esposto; assolutamente centrale e complesso allo stesso tempo laddove si pensi che gli organi di indirizzo politico sono proprio quelli che nominano, tra gli altri, anche il Responsabile dell’Anticorruzione e Trasparenza all’interno dei propri enti e che pertanto possono condizionare la incisività o meno dell’operato in tale fondamentale tema trasversale .
novembre 27, 2018 alle 9:34 pm #628L’amministratore dovrebbe dare gli obiettivi, le linee guida dell’attività ed il tecnico dovrebbe individuare gli strumenti più idonei ed adeguati per attuarli in modo pienamente legittimo, nel tempo strettamente necessario. Il problema messo a fuoco dal progetto evidenzia una degenerazione del rapporto sopra sommariamente delineato tra amministratori della cosa pubblica e tecnici: l’amministratore tende richiedere di percorrere vie che facciano conseguire risultati nel breve, brevissimo periodo per poter “riscuotere” un nuovo consenso; talvolta il tecnico sacrifica un po’ del suo ruolo, pur rimanendo entro i confini della legittimità, a tutela della sua stabilità.
Mi chiedo se, oltre alle pregevoli iniziative di formazione delineate dal progetto, sia possibile individuare altri strumenti per rigenerare il rapporto fiduciario tra amministratori e tecnici.novembre 29, 2018 alle 12:03 pm #643Tema molto complessa in bilico, come ben espresso, su di una legalità spesso difficile da dimostrare e portare avanti in particolar modo in ambiti molto settoriali. Forse maggiore trasparenza, informazione e coinvolgimento possono davvero modificare prassi errate ormai consolidate.
novembre 29, 2018 alle 3:30 pm #649Non sarebbe male tenere dei corsi di formazione/informazione anche per la classe politica, o invitare la stessa classe politica a partecipare ai corsi di formazione previsti per le altre categorie coinvolte e agli incontri aperti al pubblico.
novembre 30, 2018 alle 6:59 pm #686La professionalità del funzionario pubblico è la miglior garanzia per evitare le “invasioni di campo”.
Chiara, dal punto di vista normativo, la distinzione tra indirizzo politico e ruolo tecnico del funzionari pubblico: comprendo, senza fatica, le difficoltà attuative.dicembre 1, 2018 alle 12:17 am #690La proposta affronta un tema sensibile e attuale nelle amministrazioni: la separazione dei poteri citati-indirizzo verso gestione – non è sempre semplice da realizzare nella pratica. Ricerca di consenso, scarsità di fiducia,carenza di cultura amministrativa da parte degli amministratori sono davvero elementi che possono mettere in difficoltà l’efficienza dei sistemi di appalto (ma non solo) oltre a poter ingenerare situazioni corruttive (o comunque distorsione nel rapporto fra pubblico e privato) più o meno volontarie. Le soluzioni proposte – formazione, comunicazione, collaborazione fra amministratori e dipendenti pubblici – mi sembrano efficaci. Un ulteriore spunto può essere quello di lavorare sulla proceduralizzazione delle fasi pre-gara – finalmente normate dal codice – prevedendo forme di consultazione aperta e trasparente e consentendo quindi un’ampia partecipazione (dalla Pubblicazione dei PIN – Prior information notice alle indagini esplorative sino agli eventi di confronto con il mercato). Peraltro, procedure che garantiscono trasparenza ed apertura sono applicabili non solo agli appalti ma ad altre forme di avvisi che prevedono la concessione di vantaggi al privato: dall’erogazione di contributi all’offerta di supporto per il testing (es. http://www.torinocitylab.com ). Anche questo può essere utile per mediare il rapporto diretto fra amministratori e alcuni privati attraverso procedure per natura aperte e non discriminatorie.
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