HOME Forum Proposta di un piano anticorruzione (creativo e partecipato) NONO ANNO Il Coraggio del Dipendente Pubblico: Whistleblowing e preparazione professionale

Questo argomento contiene 1 risposta, ha 2 partecipanti, ed è stato aggiornato da  Veronica Valenti 2 settimane, 3 giorni fa.

Stai vedendo 2 articoli - dal 1 a 2 (di 2 totali)
  • Autore
    Articoli
  • #2893

    Michele Badalucco
    Partecipante

    Nel panorama italiano, il whistleblowing è un atto di coraggio essenziale per la lotta contro la corruzione, soprattutto per i dipendenti pubblici che si trovano a dover denunciare comportamenti illeciti all’interno della pubblica amministrazione. Essere un “whistleblower” non significa solo segnalare situazioni di irregolarità, ma implica il possesso di una profonda preparazione professionale e di un forte senso di responsabilità ed etica, che consentono di comprendere quando e come intervenire a tutela della legalità e della trasparenza.
    In Italia, l’ANAC (Autorità Nazionale Anticorruzione) ha costituito uno strumento da utilizzare per la lotta alla corruzione nella pubblica amministrazione che è la Banca Dati Nazionale dei Contratti Pubblici (BDNCP), si tratta di un archivio pubblico e digitale che è stato messo a disposizione di tutti i soggetti coinvolti in questa lotta e che contiene tutte le informazioni riguardanti appalti e gare pubbliche. L’introduzione di questo strumento rappresenta un progresso importante verso la trasparenza amministrativa e costituisce un supporto essenziale per i dipendenti pubblici che hanno il compito di monitorare le procedure di gara. Tuttavia, nonostante siano stati creati degli strumenti digitali e piani anticorruzione come il PIAO (Piano Integrato di Attività e Organizzazione) che è stato adottato dall’Esercito Italiano, permangono numerosi ostacoli al raggiungimento di questo obiettivo collegati alla preparazione del personale.
    La preparazione del dipendente pubblico in materia di appalti e trasparenza amministrativa è una vera sfida. La normativa italiana è vasta e complessa, ad esempio il recente Codice degli Appalti (D.Lgs. 36/2023) introduce nuove regole e procedure che i dipendenti devono conoscere per svolgere efficacemente il proprio ruolo. Tuttavia, le opportunità di apprendimento e aggiornamento offerte dalla Pubblica Amministrazione risultano spesso inadeguate: le risorse per corsi formativi specifici sono limitate e, in molti casi, i dipendenti devono autoformarsi, utilizzando il proprio tempo libero per comprendere e applicare normative in costante evoluzione.
    L’ANAC e altre autorità di vigilanza rendono disponibili documentazione e rapporti fornendo dati oggettivi sulle misure anticorruzione, ma tuttavia la preparazione del personale che ha la responsabilità della gestione degli appalti pubblici si rivela generalmente insufficiente se si confrontano con le competenze che sarebbero necessarie. Per avere la possibilità di intervenire in modo efficace e contrastare possibili comportamenti illeciti, i dipendenti pubblici devono possedere una conoscenza approfondita delle normative e delle criticità che possono insorgere nei processi di gara.
    La digitalizzazione delle procedure rappresenta un supporto che si è rivelato essenziale per giungere alla trasparenza e per lottare contro la corruzione. Per raggiungere l’obiettivo, che è stato delineato, al giorno d’oggi è indispensabile potersi avvalere di strumenti informatici, per questo sono state create piattaforme telematiche come il MEPA (Mercato Elettronico della Pubblica Amministrazione), il SDAPA (Sistema Dinamico di Acquisizione della Pubblica Amministrazione) e l’ASP (Application Service Provider) che sono tutti sistemi messi a disposizione dal Ministero dell’Economia e delle Finanze per facilitare la gestione e il monitoraggio delle gare pubbliche.
    I vantaggi della digitalizzazione non si limitano a contribuire alla trasparenza amministrativa, ma permettono anche di ottenere uno snellimento dei processi burocratici, riducendo i margini di errore e di corruzione. Attraverso la BDNCP dell’ANAC è possibile accedere immediatamente con trasparenza alle informazioni relative a ciascun singolo appalto, che comprendono i contratti stipulati e le imprese coinvolte, informazioni che sono messe a disposizione dei dipendenti pubblici, degli operatori economici e dei cittadini in generale. La facilità con cui è possibile accedere ai dati rappresenta un deterrente importante che permette di contrastare i comportamenti illeciti agevolando il ruolo del dipendente come garante della legalità e della correttezza amministrativa.
    Il whistleblowing rappresenta dunque un atto di grande responsabilità che richiede, per riconoscere i casi in cui intervenire, una preparazione continua e specializzata. Infatti, per identificare e procedere alla segnalazione di irregolarità, utilizzando i canali appropriati, è necessaria e fondamentale la professionalità del dipendente pubblico. Tuttavia, il dipendente può ritrovarsi frequentemente in una posizione complessa: da un lato, il lavoro svolto all’interno di una PA richiede un elevato livello di competenze e, contemporaneamente, il dipendente deve possedere una conoscenza approfondita delle normative in vigore, dall’altro le opportunità di una formazione teorica e pratica che gli sono offerte sono ridotte.
    Secondo le relazioni ANAC, la mancanza di formazione rappresenta uno dei punti deboli nelle misure anticorruzione in Italia, accentuato dalla complessità della normativa, come quella relativa agli appalti. È quindi essenziale che la PA promuova programmi di aggiornamento continuo, con corsi specifici sulle normative più recenti e sull’utilizzo delle piattaforme digitali. Tale formazione, specie per le funzioni elevate, dovrebbe essere non solo proposta ma obbligatoria, con aggiornamenti continui per garantire competenze sempre allineate alle necessità operative.
    Per essere efficace un piano anticorruzione nella Pubblica Amministrazione deve essere organizzato stabilendo obiettivi chiari da perseguire e azioni concrete da intraprendere. Tre dei principali obiettivi che devono essere fissati e le relative azioni per permettere di conseguirli sono elencati qui di seguito:
    1. Obiettivo 1: Ottenere un miglioramento della formazione dei dipendenti pubblici per adeguare le proprie conoscenze a quanto richiesto per quanto riguarda le normative anticorruzione e sugli appalti
    Azione 1: Il miglioramento della formazione dei dipendenti si ottiene istituendo corsi di formazione obbligatori e periodici sulla normativa vigente, come il Codice degli Appalti (D.Lgs. 36/2023), e sulle piattaforme telematiche (MEPA, SDAPA, ASP). Per favorire la partecipazione dei dipendenti i corsi di formazione devono poter essere seguiti anche online. In particolare, per le persone che ricoprono ruoli chiave nell’amministrazione i corsi di formazione devono essere obbligatori e devono anche essere previsti degli aggiornamenti periodici, è opportuno, anche, che sia prevista una clausola per cui la non partecipazione ai corsi porterebbe alla decadenza dell’incarico e alla perdita dei benefici economici che ne erano associati.
    2. Obiettivo 2: Un secondo obiettivo che deve essere perseguito è il rafforzamento e la pubblicizzazione dei canali che vengono utilizzati per effettuare le segnalazioni, garantendo, contemporaneamente, anonimato e sicurezza
    Azione 2: Pubblicizzazione – i canali di comunicazione, che sono messi a disposizione dei whistleblower, devono essere pubblicizzati estesamente, in linea con le indicazioni ANAC, questo si rende necessario per incentivare le segnalazioni di comportamenti illeciti senza che vi siano timori di ritorsioni. È importante incoraggiare questa pratica per promuovere la diffusione delle procedure di segnalazione. È necessario per ottenere questo obiettivo l’organizzazione di sessioni informative che hanno la funzione di sensibilizzare i dipendenti sull’importanza del whistleblowing.
    3. Obiettivo 3: Promuovere l’uso delle piattaforme digitali integrandole con gli applicativi che sono già stati implementati dalle Forze Armate permette di ottenere un miglioramento della trasparenza amministrativa.
    Azione 3: Questo obiettivo può essere ottenuto attuando un potenziamento dell’uso della BDNCP dell’ANAC. Questo database deve diventare la fonte principale per reperire le informazioni sulle gare pubbliche e deve essere accompagnato dalla semplificazione delle modalità di consultazione dei dati da parte dei dipendenti e dei cittadini. Questa piattaforma non è ancora abilitata ad interagire direttamente con gli applicativi informatici dell’Esercito, a causa di questa limitazione, il personale è obbligato a effettuare personalmente il popolamento dei dati, riducendone ampiamente l’utilità che viene percepita. La trasparenza amministrativa risulterebbe accresciuta migliorando l’interfaccia e rendendo più semplice la consultazione dei dati relativi agli appalti pubblici.
    In conclusione, ritengo che il whistleblowing abbia dimostrato di essere uno strumento potente da affiancare alla lotta alla corruzione, ma il suo utilizzo richiede preparazione, etica e supporto professionale. La trasparenza amministrativa, che è stata rafforzata dalla digitalizzazione delle procedure e da una formazione mirata, permette al dipendente pubblico di svolgere il proprio ruolo con competenza e determinazione. È fondamentale che vengano assegnate sempre maggiori risorse alla Pubblica Amministrazione per effettuare investimenti nella formazione dei dipendenti e nel miglioramento degli strumenti che sono messi a loro disposizione, affinché il whistleblowing non sia solo un atto di coraggio individuale, ma diventi una pratica sostenuta da un sistema di supporto efficace e trasparente.

    #2894

    Veronica Valenti
    Partecipante

    Ciao Michele,
    premesso che come te ritengo che il whistleblowing sia da incentivare, allo stesso tempo occorre essere realisti. Seppur sulla carta, dopo la riforma del 2023, il whistleblower sia più tutelato, nella realtà dei fatti così non è. Il whistleblowing, infatti, era e continua a essere una delle principali cause di ritorsioni sul luogo di lavoro (lascio link a due vicende interessanti hhttps://www.facebook.com/watch/?v=743129530354994/ https://www.civicrazia.org/lotta-per-la-legalita-intervista-ad-antonella/mollia) in quanto per i datori di lavoro pubblici il whistleblower è considerato un delatore e non una persona etica e rispettabile.
    Per tale ragione, è difficile che allo stato attuale un dipendente decida di rischiare il tutto per tutto per difendere la legalità all’interno dell’Ente. E si badi, a mio avviso, un tale comportamento, sebbene da dissuadere, quanto meno umanamente non è rimproveratile. Infatti, è comprensibile che un padre o una madre di famiglia decidano di non segnalare per evitare, nella peggiore delle ipotesi, il licenziamento o ripercussioni stipendiali e, nella migliore delle ipotesi, trasferimenti in sedi decentrate dell’Ente, sovraccarichi di lavoro, isolamento.
    Quello che occorrerebbe migliorare è, semmai, la cultura alla legalità dei manager pubblici, far comprendere loro che il whistleblower non è una persona da isolare ma una persona da valorizzare. Il whistleblower è, infatti, quasi sempre una persona che non denuncia per divertimento ma per il forte senso di responsabilità che nutre verso la collettività e lo Stato che rappresenta e, che quasi certamente sarebbe assolutamente contento di essere coinvolto attivamente nel processo di “legalizzazione” dell’Ente.

Stai vedendo 2 articoli - dal 1 a 2 (di 2 totali)

Devi essere loggato per rispondere a questa discussione.