Questo argomento contiene 4 risposte, ha 5 partecipanti, ed è stato aggiornato da  Barbara Giannaccini 2 anni, 9 mesi fa.

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  • #2335

    Andrea Odello
    Partecipante

    Problema: Il Piano Anticorruzione è perlopiù vissuto come un adempimento burocratico e questo ne limita, per non dire annulla, l’efficacia. Il whistleblowing, a causa di un retaggio culturale tipicamente italiano, è visto con una accezione spesso negativa che ne limita fortemente l’utilizzo.
    Destinatari diretti: dipendenti pubblici
    Obiettivi
    Obiettivo 1: Far conoscere i contenuti del Piano ai dipendenti dell’UO con particolare riferimento ai potenziali rischi corruttivi del settore di specifico impiego
    Obiettivo 2: Illustrare il concetto di whistleblower alla luce delle direttive europee ed evidenziarne l’utilità sociale nell’ambito del perseguimento di una PA aperta e trasparente
    Azioni
    Azione 1 (riferita a obiettivo 1) Organizzare una conferenza per l’illustrazione a carattere generale del PTPC che renda chiaro a tutti i dipendenti quali sono le finalità del Piano (1 mese)
    Azione 2 (riferita a obiettivo 1) Organizzare delle conferenze settoriali che affrontino in maniera più approfondita i rischi corruttivi della specifica branca di impiego (2/anno)
    Azione 3 (riferita a obiettivo 1) Creare una mailing list dei dipendenti cui far pervenire periodicamente l’illustrazione di comportamenti scorretti ed illeciti nella PA rilevati nel trimestre e relativi allo specifico settore di impiego del dipendente (trimestrale)
    Azione 1 (riferita a obiettivo 2) Organizzare un incontro durante il quale far conoscere l’istituto del whistleblowing e la sua utilità sociale (1 mese)
    Azione 2 (riferita a obiettivo 2) Implementare un canale di segnalazione efficace, affidabile e sicuro per proteggere i whistleblowers da eventuali ritorsioni, garantendo la possibilità di segnalare in modo anonimo, bypassando la catena gerarchica (2 mesi).

    #2388

    La riduzione del Piano Anticorruzione ad adempimento burocratico è stata affrontata in molti dei nostri lavori. Mi concentro pertanto sulla parte dedicata al whistleblowing. Andrea nella sua analisi fa giustamente riferimento alla necessità di un cambiamento culturale su questo tema, quanto mai condivisibile e auspicabile. Il whistleblowing rimane effettivamente ancora molto estraneo alla cultura amministrativa italiana. Del resto viviamo in un contesto in cui al whistleblowing sono associati rischi, più che benefici per il segnalatore. In questo senso credo che l’azione 2 costituisca un primo passo decisivo e necessario, ma destinato a dare risultati solo nel medio-lungo periodo

    #2394

    Viviana Arena
    Partecipante

    Amaramente condivisibile la riflessione sulla mentalità tutta italiana del saperci fare del male mettendo in evidenza quello che non funziona e di far passare sotto silenzio le buone pratiche, come l’uso del whistleblowing, guardato ancora con scetticismo se non addirittura in modo negativo. È chiaro che questa mentalità non può debellata dall’oggi al domani, ma a tal fine è indispensabile l’apporto che può e deve ogni Ente nella educazione all’istituto attraverso una specifica formazione sulla sua portata, sul suo funzionamento, sul suo significato, sulle tutele e le garanzie che assistono (o che dovrebbero assistere sempre meglio) il segnalante.

    #2405

    Sara Di Francia
    Partecipante

    Condivido il corso di formazione avente ad oggetto l’istituto del whistleblowing e la sua utilità sociale nonché la creazione della mailing list al fine di diffondere periodicamente l’illustrazione di comportamenti scorretti ed illeciti nella PA rilevati nel trimestre e relativi allo specifico settore di impiego del dipendente con l’obiettivo di “debellarli”.

    #2416

    Barbara Giannaccini
    Partecipante

    Buongiorno tema delicato sotto molteplici aspetti, non solo procedurali ma soprattutto Umano per i tanti io che si interrogano davanti al trasmettere quanto ritenuto maladministration o peggio.
    La Piattaforma Anac esiste e con elevati standard di sicurezza nel senso di anonimato ( crittografia etc)
    A mio avviso però il punto si sposta su altro, facendomi una domanda. Perchè ben 58 segnalazioni da WB sono state fatte tramite Associazione di Promozione Sociale? Forse perchè il freno che impedisce alla leva di fare il suo lavoro è il pensiero….. ma quanto è indipendente RPCT?
    Allora occorre tendere e pretendere a quanto raccomandato tra le altre cose da NEIWA nel documento di Parigi 2019
    a) garantire la necessaria indipendenza e integrità delle strutture responsabili di
    fornire sostegno e protezione ai segnalatori e / o un adeguato seguito alle segnalazioni,
    b. Garantire a tali strutture risorse umane e finanziarie sufficienti allo svolgimento
    efficace delle azioni necessarie a dar seguito alle segnalazioni.
    Non accade per nulla così in tanti enti.
    Barbara Giannaccini

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