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Tag: Leggerezza
Questo argomento contiene 3 risposte, ha 3 partecipanti, ed è stato aggiornato da Caterina Navach 2 mesi, 1 settimana fa.
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luglio 22, 2024 alle 8:07 am #2868luglio 24, 2024 alle 8:06 am #2874
<img src=”https://media.licdn.com/dms/image/D4D03AQGDY7fYlAcugw/profile-displayphoto-shrink_400_400/0/1704556674850?e=1727308800&v=beta&t=nzX6629f1RNK8e-RQ7cacgn69ueHF9akkp2CVfHOrRQ” alt=”Rita”
luglio 24, 2024 alle 8:50 am #2875Ben 23 anni fa, quando mi sono trovata a lavorare nella Pubblica Amministrazione Centrale ho creduto in un ruolo squisitamente chimico.
Ben presto ho cominciato a capire che, oltre a dovermi saper confrontare con altri professionisti del settore sanitario (medici, medici veterinari, farmacisti, biologi, chimici, tecnici della prevenzione) avrei dovuto sviluppare e mantenere un livello di competenze tale da consentirmi di dialogare coi professionisti di diritto (diritto amministrativo) e di trasformazione digitale dei processi. Pertanto ho preso consapevolezza che dovevo metodicamente studiare per creare e affinare le mie competenze.
Dato che i miei direttori di ufficio non comprendevano questa mia necessità, per nulla scoraggiata dalla loro opposizione, utilizzavo giornate di congedo ordinario a scopo formativo.
Nasce dall’alto della dirigenza del Ministero della Salute la regola di tenere separata la carriera della dirigenza sanitaria da quella della dirigenza amministrativa. La dirigenza amministrativa ha la prerogativa di esercitare il potere di spesa.
Vorrei, nel mio piccolo, trovare una strada di discontinuità perché è deleterio per l’amministrazione lavorare sulla base di modelli di dirigismo a silos, precostituiti.
Solo un collega, alto dirigente amministrativo (avvocato penalista) mi confidò che lo studio della chimica nelle scuole superiori era per lui un incubo. Questo, a mio avviso, è un esempio concreto di come la complessità male insegnata crea barriere che poi si ripercuotono anche sulla vita adulta e professionale.
Difficile è semplificare senza superficialità. Per questo ci vuole molta competenza. Uno strumento per rendere permeabili le barriere culturali è la leggerezza
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Tuttavia per creare innovazione e sperare di porre delle buone fondamenta di discontinuità occorrono doti di leadership; per questo, per rispondere alla sollecitazione del dott. Robiati : il mio punto di attenzione è la leadership.settembre 5, 2024 alle 11:07 am #2879Mi chiamo Caterina Navach, donna, meridionale con la vocazione a girar l’Italia per lavoro, avvocato in un mondo di tecnici.
Mi sono laureata in giurisprudenza a metà degli anni 90, nel periodo in cui si è cercato per la prima volta di dar ordine alla frammentarietà e disorganicità degli interventi normativi succedutisi in materia dalla metà degli anni ’60, con la codificazione della Legge Merloni. Ho visto e vissuto lavorativamente la Merloni bis, ter e quater, il Delise ed i suoi tre correttivi, il Codice 50 e tutti i suoi correttivi, lo Sbloccacantieri, le deroghe Covid ed ora il Codice 36.
E tutte le Plenarie, le Linee guida, le circolari ed i regolamenti.
Insomma 26 anni di Pubblica Amministrazione e 34 di studi giuridici continui, a vivere ogni giorno la balcanizzazione di una materia fondamentale per il rispetto del sacro principio di Buon Andamento.
Eppure è l’unico campo della PA e del diritto in genere che mi appassiona davvero, perché ogni novità mi fa esplodere dentro un “lo sapevo, me lo aspettavo”; perché occuparsi degli appalti pubblici significa leggere i bisogni del territorio, delle imprese, degli enti, e predittare, intuire, ipotizzare, presagire, pronosticare, supporre quella che sarà la prossima massima giurisprudenziale o novità normativa.
Eppure è l’unico campo della PA e del diritto in genere che mi fa vedere che le “carte” che tratto diventano strade, posti in asilo nido, software, alberi potati e fotocopiatori; perché è davvero l’unico modo che ho per curare di più mio figlio, la mia città, la mia Nazione, per proteggere l’ambiente in cui vivo.
Eppure è l’unico campo della PA e del diritto in genere stancante, frustrante, che mi fa “gastimare” per l’incompetenza e la supponenza dei colleghi e per la lentezza con cui affrontano le cose; perché nessuno studia davvero, e i pochi che hanno studiato non si rendono conto che dopo tre mesi tutto quel lavoro è inutile e va ribaltato e ripartito.
Eppure è l’unico campo della PA e del diritto in genere che sembra la sinestesia della corruzione, che sale ai disonori delle cronache e dove anche solo lo strepitus fori fa bloccare ferrovie e scuole per anni; perché solo negli appalti pubblici la vera differenza la fa chi firma e non chi ferma, e soprattutto chi firma con competenza e consapevolezza, e con regole morali e giuridiche che ci insegnano a fare la nostra parte nella società.
Ecco perché sono qui: perché sono certa che questo corso mi darà approfondimenti su temi del nuovo Codice come analisi della fase di affidamento dalla decisione di contrarre all’aggiudicazione; analisi delle questioni più problematiche quali l’indicazione dei contratti collettivi di lavoro e il costo della manodopera; equo compenso e gare; stato di attuazione della riforma della digitalizzazione; conservazione dell’equilibrio contrattuale; la nuova disciplina della revisione prezzi: la nuova disciplina; analisi dell’art. 120 del Codice con particolare attenzione alla nuova disciplina della proroga.
Ed in particolare su quello che per me è il “tema” che segue la mia firma ogni giorno: Responsabilità alla luce dello “scudo erariale” e dell’art. 2 comma 3 del Codice -
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