HOME Forum Proposta di un piano anticorruzione (creativo e partecipato) SETTIMO ANNO P.T.P.C.(ORA P.I.A.O.?). QUALI VANTAGGI PER L'ENTE?

Questo argomento contiene 7 risposte, ha 7 partecipanti, ed è stato aggiornato da  Elena Merlatti 1 anno, 6 mesi fa.

Stai vedendo 8 articoli - dal 1 a 8 (di 8 totali)
  • Autore
    Articoli
  • #2613

    Elena Merlatti
    Partecipante

    Problema: l’Ente ha redatto l’annuale Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione (P.T.P.C.). Tuttavia quest’ occasione si è rivelata come mero adempimento burocratico, tant’è che vi è scarsa consapevolezza dell’utilità del piano, soprattutto da parte dei responsabili dei servizi, (peraltro i più esposti al rischio corruttivo), che non sono stati sensibilizzati, né coinvolti nella realizzazione da parte del RPCT. Ma non solo, anche gli Amministratori e gli Stakeholders a vari livelli, sono ignari della sua portata.

    Destinatari diretti: dipendenti pubblici

    Destinatari indiretti: imprenditori, cittadini, politici, enti del terzo settore

    Obiettivi
    1) Costruire un piano “vero” e “reale”, che favorisca la partecipazione anche degli stakeholders, cercando di spiegare loro quello che è lo scopo del piano, cercando altresì di rendere all’esterno l’immagine di una amministrazione più coesa e collaborante, capace di aumentare il livello di fiducia nell’ente e nella sua attività.
    2) Formazione continua sul tema dell’anticorruzione e della trasparenza nell’Amministrazione, con analisi periodica sull’avanzamento degli obiettivi, in relazione al piano, di tutto il personale, con particolare riguardo ai responsabili dei servizi e ai neo assunti. Monitoraggio interno con azioni mirate, come ad esempio: rafforzamento delle azioni di trasparenza, semplificazioni laddove possibile dei linguaggi e delle procedure, abrogazione o revisione di disposizioni che possono favorire lo sviluppo della corruzione. Condivisione di “buone pratiche” ed esperienze.
    3) Scambio di conoscenze fra Enti, soprattutto di limitate dimensioni ed operanti in ambiti territoriali confinanti o analoghi, al fine del superamento dei limiti strutturali dei singoli, quali la scarsità delle risorse economiche o la carenza di personale in organico.
    Azioni –tempo
    1) AZIONE ANNUALE: Maggiore sensibilizzazione verso la cultura della legalità e maggiore condivisione delle misure individuate da parte degli stessi soggetti che devono attuarle, con particolare riguardo ai Responsabili dei servizi. Inoltre, sarebbe opportuno che il personale nuovo assunto fosse affiancato ed educato allo scopo di sviluppare un profilo che sia etico e morale ed in particolare comprendesse la portata del piano e le sue implicazioni nello svolgimento quotidiano dei suoi compiti. Annualmente, così come avviene per altro (esempio per il bilancio), si potrebbe presentare pubblicamente all’esterno questo piano in modo che tutti avessero la possibilità di comprenderne con consapevolezza la portata, e siano educati ad essere dei buoni cittadini e dei buoni imprenditori.

    2) AZIONE ANNUALE: Maggiore partecipazione dei dirigenti e del personale in tutte le fasi di predisposizione e di attuazione delle misure anticorruzione. Solo così si rende possibile la realizzazione del monitoraggio in itinere sull’attuazione e sull’adeguatezza delle misure previste nei PTPCT, nonché sul complessivo funzionamento, al fine di consentire di apportare tempestivamente le eventuali modifiche necessarie. Sarebbe utile creare un forum con partecipazione obbligatoria, in cui periodicamente i dipendenti pubblici dell’Ente condividono con i colleghi le esperienze, le problematiche e le soluzioni adottate; tale scambio potrebbe favorire l’incontro fra professionalità diverse (ad esempio amministrative con quelle tecniche), che spesso si trovano ad operare su specifici problemi senza averne le giuste capacità.
    3) TRIENNIO: Formazione dei soggetti che partecipano, a vario titolo, alla predisposizione e attuazione delle misure. In particolare lo scambio delle buone pratiche attuate dai vari Enti (che per territorialità o dimensioni si trovano ad operare in contesti analoghi) possono essere occasione di scambio e condivisione, anche ad esempio per lo studio e l’aggiornamento continuo che la professionalità richiede. Piattaforme o ancor meglio modulistiche condivise, potrebbero agevolare il dipende pubblico che spesso si può trovare ad affrontare un tema nuovo e l’operatore economico, che operando molto spesso in un’area territoriale delimitata, soprattutto in casi di appalti di piccole dimensioni, potrebbe beneficiare dell’uniformità, con conseguente speditezza delle procedure.

    #2624

    Rosangela Villella
    Partecipante

    Come te ho rilevato come lo strumento di pianificazione delle misure anticorruzione sono concepite per lo più come “distanti” dalla realtà degli operatori e vissuti dall’Ente come mero adempimento burocratico.
    Occorre inculcare nel pubblico dipendente e nella società civile la consapevolezza dell’importanza dell’integrità dell’azione amministrativa: andrebbero rafforzate tutte le iniziative di formazione per il personale e di condivisione con la società civile dell’impegno della macchina pubblica per rendere un giusto servizio ai cittadini nel rispetto dei diritti di tutti.
    Il Piano Anticorruzione da “carta morta” dovrebbe diventare “faro” orientativo del lavoro pubblico.
    La trasformazione è certo ardua soprattutto in Enti come i nostri, la cui normalità è l’emergenza a causa del sovraccarico di adempimenti obbligatori e limitate risorse finanziarie e umane.
    Ad essere tralasciati sono sempre quei compiti che sembrano avere meno risonanza esterna.
    Condivido con te l’opportunità di puntare l’attenzione anche sul momento del monitoraggio anzicchè al solo momento pianificatorio delle misure anticorruzione, l’opportunità di condividere strumenti utili e buone pratiche mediante forum sia interni all’Ente che tra Enti diversi.
    Sono misure a costo zero (o quasi). Spesso non è necessario ricorrere a costosi esperti esterni per risolvere qualche dubbio operativo: risultano spesso più preziosi le dritte forniteci da chi, nostro pari, ha già affrontato situazioni analoghe nel proprio ente.
    Canali di comunicazione tra operatori sarebbero molto utili a tutti soprattutto in forum settoriali come quello degli appalti pubblici ove il rischio corruttivo si insinua in diverse fasi dei procedimenti.
    Nell’obiettivo 2 ho visto che hai fatto cenno alla c.d. corruzione delle norme (farraginose, spesso incomprensibili e fuorvianti…), sarebbe auspicabile effettuare, in seno a eventuali gruppi di lavoro, una revisione dei regolamenti interni per eliminare sovrapposizioni di norme, contraddizioni e per conferire loro chiarezza e semplicità di linguaggio.

    #2630

    Loredana Donzella
    Partecipante

    Condivido quanto da te scritto, in particolare ritengo che sia strategico lo scambio di conoscenze fra Enti, specie se supportato da un gruppo di lavoro capace di operare con continuità (come evidenziato anche nel mio lavoro).
    Spesso infatti il dipendente si sente “solo” con il compito di svolgere adempimenti poco chiari e che paiono non interessare a nessuno, finisce così per essere deincentivato a lavorare bene e a mal “scopiazzare” soluzioni e piani adottati da altri, come nel caso del PTPC, la cui redazione viene, troppo spesso, vista come obbligo per non incorrere in sanzioni e non ne viene compresa la reale utilità; inoltre il confronto con altri operatori e stakeholders, purtroppo, viene, troppo spesso, visto come incapacità di chi lo cerca e non come momento utile per trasformare la teoria in pratica. Iniziare a comprendere l’esistenza del problema credo possa essere il primo passo per risolverlo.

    #2652

    Davide Rosso
    Partecipante

    Ritengo che la distanza dei diversi documenti di programmazione dalla realtà degli operatori sia un problema per la gran parte delle pubbliche amministrazioni.
    Il PIAO tra l’altro ha obiettivi ancora più ambiziosi tra cui il miglioramento dei servizi ai cittadini, e la costante e progressiva semplificazione e reingegnerizzazione dei processi, che difficilmente potranno essere perseguiti senza il coinvolgimento di tutti i funzionari.
    Sul coinvolgimento occorre una riflessione: a mio avviso bisognerebbe pensare a forme di coinvolgimento innovative. La proposta di un forum a partecipazione obbligatoria mi richiama alla mente moduli di formazione online, seguiti di malavoglia poiché obbligatori di cui ben poco mi è rimasto.
    Le iniziative di formazione e condivisione che più mi hanno arricchito sono sempre state quelle a cui ho partecipato spontaneamente.

    #2672

    Giuseppe Silvestro
    Partecipante

    Molto spesso la redazione dei cosiddetti piani viene completata semplicemente perché c’è un obbligo di legge a monte. Il Dirigente preposto ottempera a detto assolvimento ma tralascia tutta una narrativa che potrebbe ingenerarsi da detti piani: formazione, aggiornamenti professionali confronti fra amministrazioni.
    Sarebbe utile che ci fosse chi, oltre a verificarne l’adozione, possa constatare gli effettivi sviluppi o implicazioni.

    #2675

    Domenico Calabrese
    Partecipante

    Quanto evidenziato è sicuramente un tema molto interessante nella considerazione che nella maggior parte dei casi la redazione di questi piani è vista come un problema, come un ulteriore adempimento burocratico appunto e pertanto viene subito, senza comprenderne invece lo scopo e gli obiettivi. In tale ambito pertanto più che far gravare sulle varie strutture e sui funzionari tutta questa serie di adempimenti, forse sarebbe il caso di fare una valutazione su una maggiore semplificazione e flessibilità a monte.

    #2691

    Paola Novara
    Partecipante

    Condivido appieno la necessità di creare un Piano vero e reale, coinvolgendo tutti gli “attori della scena”, soprattutto quelli che all’interno dell’Ente un ruolo operativo, affinchè non si riduca ad uno sterile esercizio di stile.

    #2718

    Elena Merlatti
    Partecipante

    PIANO CREATIVO CHE TIENE CONTO DEI COMMENTI DEI COLLEGHI

    P.T.P.C.(ORA P.I.A.O.?). QUALI VANTAGGI PER L’ENTE?

    Problema: l’Ente ha redatto l’annuale Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione (P.T.P.C.). Tuttavia quest’ occasione si è rivelata come mero adempimento burocratico, tant’è che vi è scarsa consapevolezza dell’utilità del piano, soprattutto da parte dei responsabili dei servizi, (peraltro i più esposti al rischio corruttivo), che non sono stati sensibilizzati, né coinvolti nella realizzazione da parte del RPCT. Ma non solo, anche gli Amministratori e gli Stakeholders a vari livelli, sono ignari della sua portata.

    Destinatari diretti: dipendenti pubblici

    Destinatari indiretti: imprenditori, cittadini, politici, enti del terzo settore
    Obiettivi

    1) Costruire un piano “vero” e “reale”, che favorisca la partecipazione anche degli stakeholders, cercando di spiegare loro quello che è lo scopo del piano, cercando altresì di rendere all’esterno l’immagine di una amministrazione più coesa e collaborante, capace di aumentare il livello di fiducia nell’ente e nella sua attività.

    2) Formazione continua sul tema dell’anticorruzione e della trasparenza nell’Amministrazione, con analisi periodica sull’avanzamento degli obiettivi, in relazione al piano, di tutto il personale, con particolare riguardo ai responsabili dei servizi e ai neo assunti. Monitoraggio interno con azioni mirate, come ad esempio: rafforzamento delle azioni di trasparenza, semplificazioni laddove possibile dei linguaggi e delle procedure, abrogazione o revisione di disposizioni che possono favorire lo sviluppo della corruzione. Condivisione di “buone pratiche” ed esperienze.

    3) Scambio di conoscenze fra Enti, soprattutto di limitate dimensioni ed operanti in ambiti territoriali confinanti o analoghi, al fine del superamento dei limiti strutturali dei singoli, quali la scarsità delle risorse economiche o la carenza di personale in organico.

    Azioni –tempo
    1) AZIONE ANNUALE: Maggiore sensibilizzazione verso la cultura della legalità e maggiore condivisione delle misure individuate da parte degli stessi soggetti che devono attuarle, con particolare riguardo ai Responsabili dei servizi. Inoltre, sarebbe opportuno che il personale nuovo assunto fosse affiancato ed educato allo scopo di sviluppare un profilo che sia etico e morale ed in particolare comprendesse la portata del piano e le sue implicazioni nello svolgimento quotidiano dei suoi compiti. Annualmente, così come avviene per altro (esempio per il bilancio), si potrebbe presentare pubblicamente all’esterno questo piano in modo che tutti avessero la possibilità di comprenderne con consapevolezza la portata, e siano educati ad essere dei buoni cittadini e dei buoni imprenditori. (come da proposta dei colleghi ) il Piano Anticorruzione da “carta morta” dovrebbe diventare “faro” orientativo del lavoro pubblico.

    2) AZIONE ANNUALE: Maggiore partecipazione dei dirigenti e del personale in tutte le fasi di predisposizione e di attuazione delle misure anticorruzione. Solo così si rende possibile la realizzazione del monitoraggio in itinere sull’attuazione e sull’adeguatezza delle misure previste nei PTPCT, nonché sul complessivo funzionamento, al fine di consentire di apportare tempestivamente le eventuali modifiche necessarie. Sarebbe utile creare un forum con partecipazione obbligatoria, in cui periodicamente i dipendenti pubblici dell’Ente condividono con i colleghi le esperienze, le problematiche e le soluzioni adottate; tale scambio potrebbe favorire l’incontro fra professionalità diverse (ad esempio amministrative con quelle tecniche), che spesso si trovano ad operare su specifici problemi senza averne le giuste capacità.
    (come da proposta dei colleghi) Nel lungo periodo si dovrebbe tendere verso un gruppo di lavoro capace di operare con continuità, che sappiano rispondere in maniera coerente alla c.d. corruzione delle norme (farraginose, spesso incomprensibili e fuorvianti…), attraverso una revisione dei regolamenti interni per eliminare sovrapposizioni di norme, contraddizioni e per conferire loro chiarezza e semplicità di linguaggio.

    3) TRIENNIO: Formazione dei soggetti che partecipano, a vario titolo, alla predisposizione e attuazione delle misure. In particolare lo scambio delle buone pratiche attuate dai vari Enti (che per territorialità o dimensioni si trovano ad operare in contesti analoghi) possono essere occasione di condivisione, anche ad esempio per lo studio e l’aggiornamento continuo che la professionalità richiede. Piattaforme o ancor meglio modulistiche condivise, potrebbero agevolare il dipende pubblico che spesso si può trovare ad affrontare un tema nuovo e l’operatore economico, che operando molto spesso in un’area territoriale delimitata, soprattutto in casi di appalti di piccole dimensioni, potrebbe beneficiare dell’uniformità, con conseguente speditezza delle procedure.
    (come da proposta dei colleghi) sul coinvolgimento occorre pensare a forme innovative, possibilmente non obbligatorie, basate sull’interesse e sulle necessità operative di ogni singolo addetto ai lavori.

Stai vedendo 8 articoli - dal 1 a 8 (di 8 totali)

Devi essere loggato per rispondere a questa discussione.