Risposte al Forum Create

Stai vedendo 7 articoli - dal 1 a 7 (di 7 totali)
  • Autore
    Articoli
  • in risposta a: Davide contro Golia, ovvero la BUONA AMMINISTRAZIONE “DAL BASSO” #1350

    Valentina Verno
    Partecipante

    [REVISIONE POSTUMA ai commenti dei colleghi]
    DESTINATARI: Dipendenti Pubblici e vertici della P.A.
    AMBITO: trasparenza INTERNA, coinvolgimento dei dipendenti pubblici ed aumento del loro grado di informazione/formazione, valutazione del rendimento “etico” anche dei superiori (Dirigenti e Direttori), con ricadute visibili a posteriori.

    A. ANALISI DEL PROBLEMA

    Si affronta lo spinoso tema della distorsione del pubblico impiego, nella misura in cui viene distolto dal suo FINE più alto, ossia il beneficio di INTERESSE PUBBLICO, per il conseguimento di interessi più “vicini” – sia dal p.d.v. temporale, sia di ordine individualistico – con ricadute più materiali, quali i premi di carriera.
    L’ANAC stessa ha ribadito come la PREVENZIONE ANTICORRUZIONE passi dall’ “Igiene etica” del Pubblico Servizio, individuando, per ciò che distingue la MALA AMMINISTRAZIONE dalla BUONA AMMINISTRAZIONE, non solo il mero passaggio di denaro tra parti, ma la mercificazione del pubblico impiego in generale, che trova campo fertile nell’INEFFICIENZA, una spalla “neutrale”.
    A fare da paravento alla “mala-administration”, sono infatti l’IMMOBILITA’ (rimandare a domani i problemi di oggi) e la MIOPIA (quand’anche, vigliaccheria) dei vertici, siano essi POLITICI o DIRIGENTI AMM.VI: non agendo in termini pratici, si rimbalzano reciprocamente aspetti scottanti della propria responsabilità, fino a demandarla, a cascata, ai livelli più sottoposti, operativi e di interfaccia, sì, ma privi di mezzi funzionali ed economici.
    Attualmente, non avendo diverso canale d’ascolto, i funzionari fanno appello spesso, per smuovere azioni coraggiose e prorompenti, all’impatto esterno proveniente dall’impegno civico dei cittadini: le loro istanze e la loro collaborazione sono l’unico baluardo per far breccia sullo stato di fatto (ascoltati in quanto elettori).

    B. OBIETTIVI DA RAGGIUNGERE
    L’OBIETTIVO MADRE, a summa di tutto, è l’EFFICIENZA: affinché l’ENTE agisca nel modo più adeguato, RAPIDO, e conveniente possibile, quindi con EFFETTI CONCRETI ed a breve termine! L’art. 97 della Costituzione richiede di fatto, il buon andamento secondo i principi di “economicità, rapidità, efficacia, efficienza, miglior contemperamento dei vari interessi.”
    Lo sforzo è quello di portare a compimento risultati il più presto tangibili, attraverso mezzi più incisivi, avendo il coraggio di mirare ad obiettivi di LUNGO TERMINE, i più ardui ed innovativi, ma fruendo di sotto-obiettivi e mezzi a BREVE TERMINE, revisionati anno per anno.
    Incorre in aiuto il nuovo strumento, prezioso ma non ancora sfruttato, della Pianificazione anticorruzione, anch’essa triennale e annuale come la Programmazione.
    Gli strumenti attraverso cui conseguire efficienza sono:

    1) La CAPACITA’ TECNICA e la FORMAZIONE: in particolare, tratterò l’aspetto del “mancato conseguimento delle finalità dell’azione affidata”. Infatti l’istituto della responsabilità dirigenziale (art. 21), pare introdotto ma non metabolizzato, o comunque “sterilizzato”. Poiché teso a sanzionare, non una condotta di colpevole violazione di doveri d’ufficio, ma il mancato raggiungimento degli obiettivi, ecco che…
    di fronte alla complessità dei problemi, alla carenza di competenze tecniche relative alla funzione che si ricopre, nonché di qualità etiche e caratteriali tali da imporre il fine alto sopra ogni inerzia, si assiste alla prassi dell’appiattimento degli obiettivi … conformati ai limiti, già prevedibili, di un’azione “blindata sui minimi”.
    Guarda caso, a fine anno, gli obiettivi vengono sempre raggiunti; e così le produttività relative ottenute.

    2) La COMUNICAZIONE e la TRASPARENZA:
    E’ intervenuto il codice dell’amministrazione digitale (D. Lgs. N. 82/2005), con lo scopo di assicurare la disponibilità, l’accesso, la conservazione e la fruibilità dell’informazione e della comunicazione all’interno della Pubblica Amministrazione, la Legge n.15/2005 ha implicato nel principio di trasparenza, l’esigenza di immediata e facile controllabilità di tutti i momenti e di tutti i passaggi dei processi, tanto più se complessi, di una Amministrazione Pubblica. Così il D.Lgs 97/2016, ha introdotto una maggiore integrazione tra piano della trasparenza ed il piano anticorruzione, concentrando nella stessa figura le funzioni di responsabile della prevenzione della corruzione e della trasparenza (RPCT). Ma molto resta da fare nell’applicazione pratica.
    Il pubblico impiegato di un Ente è osteggiato nel momento in cui cerca e non trova l’interlocutore operativo, magari di suo pari livello ma di altra Sezione/Divisione, al quale appellarsi per una fattiva collaborazione.
    Se gli ingranaggi di una complessa macchina burocratica non interagiscono, si rendono vane molte risorse e si perdono molte occasioni di centrare un fattivo risultato.
    In aggiunta, se pochi sono consapevoli dell’intero processo, il singolo, come in fabbrica, sente snaturato il suo compito, demotivandone l’impegno professionale.
    Al contrario, la trasparenza reciproca inneggia al lavoro di squadra e volge gli sforzi ad un risultato finale sentito quale comune, esulando dai fini personali.

    Propongo di tradurre gli strumenti sopra in relazione alle criticità e fragilità che si frappongono all’efficienza, quali:
    – Il vertice dirigenziale dovrebbe porsi sotto l’obiettiva analisi di terzi, circa l’efficacia del suo operato; questo pare non accada, o non se ne ha evidenza.
    – Ci vorrebbe un giudizio più critico ed imparziale sulla natura dei cosiddetti OBIETTIVI posti in P.E.G.: si riscontra a volte che essi non costituiscano le vere sfide affrontate dalla Amm.ne nei confronti delle criticità attuali del territorio e del tempo, ma invece spesso banali target burocratici o procedurali, ad incremento di quelli fin già numerosi esistenti.
    – Spesso, non viene recepita dai livelli superiori la proposizione, da parte di semplici istruttori o funzionari, di processi e strumenti innovativi, la sottoposizione di modelli alternativi, le proposte di capitalizzazione delle esperienze di successo, di acquisizione di buone pratiche provenienti da altri enti italiani ed esteri.

    C. AZIONI DA ATTIVARE

    AZIONE 1 del punto 1 – Opportunità di accesso volontario all’aggiornamento /formazione continua anche per le categorie di livello inferiore ai funzionari.
    Lo strumento della FORMAZIONE, laddove interna e gratuita, viene spesso preclusa a prescindere alle categorie C, grave errore, in quanto tali dipendenti dovrebbero servirsene e metterla in pratica nei loro impieghi quotidiani, tant’è che molti facenti parte della categoria, la agognano; invece resta privilegio dei soli funzionari D, parte dei quali neanche colgono del tutto la preziosa rilevanza dei contenuti apportati.

    AZIONE 2 del punto 1 – Obbligo di aggiornamento con formazione continua anche dei vertici dirigenti
    In molti casi la preparazione degli alti vertici è un po’ obsoleta, anche per riscontrata anzianità, per cui si tratteggia la necessità di porre sotto FORMAZIONE CONTINUA anche quella categoria, affinché sia pronta a rispondere agli input delle nuove sfide, anche poste dalle categorie subalterne.
    Nella maggior parte dei casi, la motivazione in essi è venuta un po’ meno (focus conseguimento pensione) … quindi oltre all’aggiornamento su temi vecchi e nuovi dei tempi moderni, sarebbe efficace introdurre una leva, un pungolo di incitamento all’aggiornamento ed all’ascolto (vedasi azione 3)

    AZIONE 3 (in sinergia dei punti 1 e 2) – Scheda di valutazione dei superiori.
    Allo stato attuale, il personale ordinario, di livello sottoposto, viene assoggettato ad una scheda di valutazione annuale, con punteggio, assegnatoli dal suo superiore. Questa catena però, verso l’alto non trova continuità, non è mai riscontrata una vera obiettiva analisi. Perlomeno, non se ne vedono le ricadute in risultati costruttivi.
    La categoria operativa lamenta le inerzie di cui sopra e constata la mancanza di un vero controllo sull’operato dei superiori, specie dei dirigenti e direttori, in chiave di performance aziendale.
    Pertanto si propone di introdurre, mediante revisione del PTCT, una scheda di valutazione – anonima – espressa dai fruitori e dipendenti del proprio capo direttamente superiore, in ottica di consiglio ed indirizzo pratico su come migliorare il lavoro di squadra.
    Presenterei quale progetto pilota, l’angolo delle segnalazioni “COME MIGLIORARCI”: si compila una scheda e la si deposita in una cartellina che andrà dipanata in visione ai gradi superiori, a seconda del tipo di ente e dei fattori critici denotati, di certo andrà in visione del Responsabile per la trasparenza e prevenzione della corruzione (stile modello usato per monitorare la Qualità di molti Servizi forniti, tra cui quelli commerciali).

    AZIONE 4 (attuazione sinergica dei punti 1 e 2) – Monitoraggio e misura dell’efficienza di un Dirigente.
    Oltre alla precedente azione, rispetto ai soggetti preposti a mansioni di alta responsabilità, urge una revisione delle attitudini e dei talenti, nonché del profilo di competenze, che se pur riconosciutegli in precedenza, nel corso del tempo possono non trovarvi più rispondenza.
    Si propone in pratica un monitoraggio della loro efficienza, da realizzarsi con:
    – Parere esterno e visibile in trasparenza circa gli obiettivi annuali postisi,
    – Parere esterno e visibile in trasparenza circa gli esiti conseguiti dal suo settore.
    – Pubblicazione di un voto conseguente a test circa la preparazione assunta tramite i corsi di aggiornamento
    – Affidare l’esercizio di valutazione dei parametri soprastanti al RPCT, auspicando che sia un controllore ESTERNO all’Ente, o almeno non assimilato alla categoria del “controlllato”, quindi neutrale, il cui giudizio, una volta recepito, si estenda in suggerimenti obbligatori (es. declinare gli obiettivi dell’anno successivo in chiave di risultati diversi, anche legati all’implementazione del PTPC e alla trasparenza della propria performance e dei suoi sottoposti); e si estenda in azioni di penalità/premialità assunte poi dal Direttore o Segretario Generale. Tra le azioni suggerite rientra la rotazione, da viversi come opportunità e non penalità.

    AZIONE 5 (attuazione del punto 2) – Organigramma completo in visione interna all’Ente
    Occorre illustrare in modo integrale le strutture organizzative, renderle più trasparenti nella loro GERARCHIA INTERNA e nel rispettivo quadro di MANSIONI.
    Attualmente la pubblicazione di un organigramma incompleto, sul sito istituzionale del (mio) ente, è sintomo di “cattiva amministrazione”, in quanto non solo l’articolazione organizzativa non è trasparente nei confronti del cittadino, ma nemmeno all’interno di sé stessa. Rendendo realmente leggibili le funzioni, le mansioni e gli incarichi si rende più difficile il ricorso a pratiche opache anche interne.
    E’ grave il fatto che non vi sia un differente filtro (tutela dati personali) di visibilità dell’organigramma tra l’esterno e l’interno, tale per cui, quando un dipendente interno interroga un diagramma a grappolo, non discerne null’altro oltre i Servizi globali, distinti per nome e nominativo del relativo dirigente (ripiega sulla rubrica, che non svolge equivalente funzione). Invece è di assoluta necessità disporre del pieno scenario di tutte le funzioni istituzionali predesignate, definendo almeno l’oggetto di ogni singolo ufficio ed il loro relativo Responsabile.
    E’ facilmente risolvibile, creando una sezione a parte, di solo accesso ai profili dei dipendenti, in cui con un click il grappolo prosegua, con integrazione a cascata, descrivendo i vari uffici, le rispettive competenze, e se non il nome, almeno il numero degli impiegati posti a risponderne.
    Esempio pratico di ricaduta in efficienza: con un tale strumento, l’URP (o qualsiasi sportello e mail di accoglienza generica) potrebbe reindirizzare a colpo un po’ più sicuro le segnalazioni, comunicazioni, richieste informazioni, riducendo i tempi di smistamento e inoltro tra vari protocolli di sezione, giungendo prima al destinatario finale.
    Infine, tale trasparenza reciproca circa i ruoli dei colleghi, é fondamentale condizione per sospingere il lavoro di squadra e volgere insieme gli sforzi verso un risultato sentito come successo comune, a vantaggio della comunità pubblica (vedi azione successiva):

    AZIONE 6 (attuazione del punto 2) – Riunioni tra colleghi dello stesso ufficio e tra uffici diversi
    Attivare lo strumento dei BRIEFING aziendali (in cui si comunicano informazioni, progetti e relative istruzioni), piuttosto che dei MEETING (di apporto paritario reciproco), anche coesistenti nella medesima sede, convocando RIUNIONI di cadenza PERIODICA (una o due volte l’anno) e PARALLELAMENTE sui vari livelli sotto descritti, se necessari:
    – interne al medesimo ufficio (confronto biunivoco di istanze tra la base operativa ed il proprio capo ufficio)
    – interne all’Ente, tra comparti trasversali di Divisioni operative diverse, laddove differenti uffici possano affrontare problemi complessi che abbracciano molteplici competenze.
    – Come sopra, ma con partecipanti anche esterni all’Ente (ampliamento del concetto di “Conferenza dei Servizi”): tavole rotonde effettuate una tantum per agevolare dialogo tra uffici complementari ed enti diversi, ma satellitari ad un argomento in focus.
    Lo scopo è creare occasione ed utilità di incontro tra proponenti e soggetti attuatori; “un amministratore pubblico che operi con efficienza, lavorando con le persone, scoprirà di avere in casa risorse altamente qualificate, preparate sul concreto ed aggiornato appannaggio di materia, il quale vorrebbe proporre metodi di lavoro innovativi e migliorativi, se gli si concedesse canale d’ascolto”.
    Oltrepiù, ponendo apertamente a scopo delle riunioni l’ottica di propedeuticità alla redazione annuale del PTPC, con la collaborazione di tutti si potrebbe stendere un verbale, che riferisca i problemi e le criticità emerse, le aree di maggior rischio, etc. al Responsabile del Piano anticorruzione, di modo che il piano sia uno strumento nato dal basso e dal coro di tutta l’Amministrazione, e non calato dall’alto, con poca percezione delle realtà nei vari uffici.

    D) TEMPISTICA

    Nell’immediato, tra tutte le azioni proposte, quella che può concretizzarsi nel più breve tempo è l’invito alla partecipazione DI TUTTI I DIPENDENTI, volontariamente propostisi, alla redazione della neo edizione del PTPC; successivamente, il piano può essere il frutto della collaborazione tra i dipendenti, armoniosamente concordata nelle riunioni sopra proposte in dettaglio e consegnata in bozza entro l’anno successivo.
    Tutte le azioni sopra indicate ed auspicate possono essere disegnate ed introdotte nell’arco temporale di un ANNO: con l’aggiornamento del PIANO ANTICORRUZIONE, secondo i vari punti sopra descritti, ci si svincolerebbe da cavilli normativi, appellandosi alla snellezza dell’innovazione sperimentale (caso studio).
    Nel momento in cui tutti potessero indicare, come su detto, i miglioramenti intravisti ciascuno nella propria pratica d’istituto, e si potesse richiedere dal basso una vera azione costruttiva (critica “bottom up”) con sforzo di raggiungimento di obiettivi più concreti e pratici, nonché democratici, nel lasso di un anno si potrebbe riscrivere davvero il futuro di una BUONA AMMINISTRAZIONE.
    Diversa sarebbe la modifica generale delle modalità di nomina e delle funzioni dei dirigenti, che però compete in toto alla normativa e presuppone un tempo incalcolabile.

    in risposta a: UN P.T.P.C. è POCO E DUE NON SONO TROPPI. #1339

    Valentina Verno
    Partecipante

    Confermo, il PTPC deve rappresentare congruamente le differenti aree di rischio proprie di ogni singola ARMA, di quasi ogni singola area territoriale (lo studio del contesto!!) e, trasversalmente, proprie di ogni macro area di funzione (quasi fosse una Amministrazione a sé); in tal caso, in esito, è probabile siano giustificate le 1500 pagine!
    Inoltre deve essere di facile e immediata consultazione, potendo appunto mirare prontamente alla lettura della propria specifica area di rischio. Sulle modalità di gestione del RPCT non mi esprimo essendo del tutto avulsa al mondo delle Forze Armate.


    Valentina Verno
    Partecipante

    Questo Piano tocca i princìpi cardine della prevenzione alla corruzione.
    L’Azione 1 è la formazione, ove è apprezzabile l’intento di illustrare ad ogni singolo dipendente i contenuti del PTPC dell’Ateneo, a cui aggiungerei invito ed occasione fattiva in cui coinvolgerlo nella stesura degli aggiornamenti successivi.
    E’ probabile che l’Azione 2 intendesse andare oltre lo standard nazionale e migliorare il dettaglio d’approccio del Codice di Comportamento, contestualizzando meglio ove e come operi il dipendente rispetto alle mansioni e responsabilità che ricopre, integrandolo con tutte le misure possibili contrastanti il conflitto d’interesse. La richiesta a priori e per sommi capi generali mi pare però eccessiva.
    Per l’Azione 3, come già detto altrove, condivido l’importanza di riunioni d’ufficio per confronto, miglioria e monitoraggio delle attività, ma per alcuni servizi la cadenza quindicinale può rivelarsi troppo ravvicinata. Dipende dai contenuti e dagli intenti, oltre che dagli impegni del capoufficio in primis.

    in risposta a: NOI SIAMO OCEANO #1337

    Valentina Verno
    Partecipante

    Condivido l’idea della duplice mansione del dipendente pubblico come “testimone del corretto agire”.
    La proposta visione, biunivoca e reciproca, tra il ruolo di dipendente pubblico e di cittadino fruitore del servizio, dovrebbe essere lo sprono atto a guidare il nostro impiego quotidiano. Così lo si trasmette al cittadino che presenta istanza, il quale apprezza e ringrazia proprio per il fatto di sentirci porre, da un lato, nei suoi panni e, dall’altro, quale soggetto destinatario, a risoluzione dell’anomalia del servizio. Si coglie l’occasione del contatto per fare un po’ di “educazione civica” o semplicemente opera di informazione per rendere la P.A. più trasparente ed accessibile agli utenti.
    Come Diego, anch’io sottolineo come, laddove il dipendente sia ben motivato, sufficientemente coinvolto nel processo ed adeguatamente formato, possa fare di molto la differenza nella resa più etica, efficace ed efficiente del servizio. Per questo sarebbe interessante trovarne i risvolti pratici d’inserimento “mezzi di misura” all’interno delle prove concorsuali nelle quali si cimenta il neo candidato. E’ giusto dare spazio, oltre che alla formazione teorica, anche all’attitudine pratica all’etico servizio che il soggetto ci si augura presti i successivi decenni. Prova a proporne!
    Altra istanza importante è l’opportunità di interfacciarsi tra colleghi nonché attori del territorio. Questa al momento lascia molto a desiderare, specie perchè per la seconda si pongono i potenziali veti del codice di comportamento del dip. pubblico ed il rischio di ricadere in abusi di legge.
    Posso però testimoniare che durante tavoli di lavoro altamente costruttivi venutisi a creare grazie al varo di Progetti Europei, la collaborazione tra le competenze trasversali di colleghi con complementari competenze, provenienti da Enti di diversa gerarchia e competenza, nonchè attori esterni alle P.A., ha sortito sempre ottimi esiti e fruttato fattivi risultati, tali per cui da tempo auspico che convenzionalmente se ne creino più occasioni. Ti invito a pensare a qualche proposta di tavolo convenzionale tra dipendenti (simil “conferenza di servizi”) che il Piano creativo potrebbe lanciare!

    in risposta a: VERSO UNA DIMENSIONE EVOLUTIVA DELLA ROTAZIONE NELLA P.A. #1336

    Valentina Verno
    Partecipante

    Concordo pienamente con l’Obiettivo 1 – “stimolo alla proattività”, operare la rotazione degli incarichi in ottica di crescita personale e professionale e non solo in termini di obbligo.
    E denoto alta valenza nell’Obiettivo 2: realizzare una banca dati delle competenze ed il miglioramento dei flussi informativi (trasparenza interna) – tema da me particolarmente sentito, e oggetto del mio Piano Creativo. Infatti nel mio Ente, la banca dati competenze è il grande protagonista mancato, nel senso che informaticamente esiste, ma è un archivio chiuso che nessuno mai apre o consulta a buon fine. In particolare, ho apprezzato molto l’Azione 1 (“RACCONTIAMOCI”), ritrovandovi l’esperienza di una proposta realmente perorata, ma rimasta senza seguito.
    Quell'”incontro informativo con il personale (..) per presentare le proprie attività ed esigenze (..) anche attraverso l’esposizione diretta da parte del personale operativo nell’Ufficio, TALE PER CUI vengano in rilievo le ragioni di soddisfazione (perché mi piace lavorare qui), le criticità (perché ho difficoltà a lavorare qui), le aree a rischio corruzione, le prospettive (i progetti in essere, gli sviluppi futuri) le esigenze (perché stiamo cercando determinate professionalità che potrebbero coincidere con la tua)… insomma questa partecipazione dal basso, si scontra con realtà nelle quali il dipendente supplica affinché si svolga una riunione plenaria tra capo ufficio e la manciata di colleghi di livello subordinato al suo, almeno una volta l’anno! DA QUI LA DOMANDA: PUO’ DETTARSI PER LEGGE?
    Cito “il coinvolgimento del massimo numero di dipendenti, le ore di partecipazione agli incontri vengono considerate ore di formazione, come pure le ore di esposizione da parte dei relatori, vengono considerate ore di formazione erogata”: parrebbe dettaglio irrealizzabile, visto che sperimentiamo il negato accesso alla formazione pur convenzionale, gratuita ed interna all’Ente.
    Perciò condivido ed apprezzo l’INNOVAZIONE delle azioni proposte, pur chiedendo a chi competa l’eventuale dictat di realizzazione.
    Note a lato: refrattari alla rotazione non sono solo i Dirigenti e le P.O., ma spesso anche i dipendenti subordinati; l’attitudine e la curiosità di cambiare mansione e di mettersi alla prova in campi complementari se pur interni alla propria qualifica professionale, non è ancora così comune. C’è chi “si siede”, e chi, in quanto apicale, ritiene, come accennava sopra Alessandra, che quello sia ormai il suo feudo di affermazione. Perciò ben venga l’incentivo, specie quando compensa disagi quale l’allontanamento geografico.
    Al di là dei risvolti o meno provati di rischio corruzione, si osserva che l’attitudine alla mobilità divenga sempre più rara, se non inesistente, nelle categorie dirigenziali prossime alla pensione. Per questa ultima fattispecie, tuttavia spenderei una parola di compassionevole comprensione, nonchè tutela del servizio, in quanto è oggettivamente prevedibile la minor resa, nello sforzo di ricominciare da zero ed incamerare nuovi attributi e competenze complesse, specie se amministrative e tecniche del tutto ex novo. E’ giusto dar spazio e premiare DI PIU’ chi mostra intento di flessibilità, e spiccata motivazione attitudinale, oppure DI MENO gli altri, se refrattari o impossibilitati al cambiamento.
    In ultimo mi soffermo sulle ricadute benefiche di una rotazione non solo dei DIRIGENTI, ma dei dipendenti di medio e basso livello, laddove la loro funzione e mansione tocchi in qualche modo i processi “sensibili alla corruzione”:
    la condizione di rotazione tra diversi uffici, tra soggetti di pari qualifica, equamente “a turno” (per ovvia tutela dell’efficienza, per non svuotare un ufficio nello stesso momento, e sottrarre in blocco il suo know-how), PUO’ GIOVARE sotto più aspetti generali di efficienza, non solo anticorruzione. Ad es. i rapporti interpersonali, si sa, a lungo andare possono deteriorarsi, inficiando il buon esito del servizio ed il suo orientamento verso il bene pubblico (dispetti, diatribe, etc.) mentre il cambiar colleghi è di probabile incentivo ad una rinnovata fiducia e curiosità verso il prossimo; infine, cambiare un po’ la materia di lavoro quotidiano può portare una ventata di aria fresca in primis nel soggetto spostato, che fugge così dalla sensazione di vessante routine, rinnovando maggiore resa sul lavoro, nonché portando un prezioso nuovo p.d.v. in risorsa al team del novizio Ufficio.

    in risposta a: La corruzione legale #1335

    Valentina Verno
    Partecipante

    I miei colleghi, sopra, hanno ben sottolineato i punti di forza e di debolezza del sistema oggi vigente. Riconosco l’assoluta necessità e legittimità di esercizio del potere discrezionale (nei modi e limiti previsti dalla legge) da lasciarsi alle Pubbliche Amministrazioni, tali da fronteggiare tempestivamente, ma direi ancor più fondamentale, EFFICACEMENTE le reali situazioni di emergenza obiettivamente IMPREVEDIBILI.
    Tuttavia… poiché molto spesso gli avvenimenti di ricaduta rovinosa sarebbero potuti esser scongiurati con una PIANIFICAZIONE e PROGRAMMAZIONE all’altezza dei tempi odierni, ritengo che la chiave – come al solito irrisolta in Italia – sia la riconducibilità delle RESPONSABILITA’. Sia nelle azioni pregresse (punto1) che conseguenti (punto2). Analizzo per ordine.
    Punto1: rifacendomi al concetto della mancata PIANIFICAZIONE e PROGRAMMAZIONE, che non voglio ripetere in quanto già sopra ben argomentata, “CHI CAUSA UN PROBLEMA non può essere lo stesso soggetto che lo risolverà”, diceva Einstein. Soprattutto se i Responsabili sono stati ciechi ed incapaci, o ancor più inetti, nel produrre Piani PREVENTIVI (di MANUTENZIONE, nei casi più frequenti ed eclatanti, visti nell’ultimo anno) nonché FINANZIARI (riserve economiche congrue in quadro di bilancio). Quindi inventare, anche solo a mezzo di Linee Guida ANAC, Soft Law, o Regolamenti attuativi, una procedura di immediato inserimento di “COMMISSARI TECNICI TERZI se pur OMOLOGHI per funzioni e competenza (che dovranno esser obbligatoriamente SUPERIORI) da affiancarsi già a partire dall’immediata manifestata emergenza, al fine di accompagnare rafforzare il capitale di risorse umane atte ad impiegarsi con sforzi e mezzi nella più assoluta efficiente celerità.
    Punto 2: il processo in deroga attuato in emergenza deve essere ex tempore monitorato e giudicato da terzi: le operazioni possono di certo condursi più “libere” ed immediate (op.cit.) ma intanto parallelamente monitorate – DI DEFAULT – da ANAC, e/o altro soggetto terzo, come proposto es.Corte dei Conti.
    Ritengo ASSODATA, almeno per me, ma anche per i colleghi che sopra ne hanno trattato in dettaglio i modi, la necessità per cui debba seguire A POSTERIORI una attenta rivisitazione del processo, atto per atto, sino alla conclusione dell’operato, per accertare l’inesistenza di illeciti in generale (non solo corruzione), ma in più soprattutto SEGUA UNA VALUTAZIONE oggettiva del RISULTATO, secondo parametri oggettivi, tali per cui se non soddisfacente, NE RISPONDA QUALCUNO. PENE SEVERE, quindi, quale monito ed incentivo ad AGIRE BENE, oltre che PRESTO. STESSE PENE che dovrebbero colpire PERO’ PRIMA coloro i quali per maladministration hanno causato quella EMERGENZA laddove si sarebbe potuta evitare.
    Va da sé, che questa responsabilizzazione… attenda essere legiferata ex novo, con le conseguenze temporali che ciò comporta. Sempre che la direzione non sia inversa, ad es. riguardo alla necessità di dare immediata pubblicazione dei provvedimenti approntati, visto che, come dice Ilaria, ad oggi l’obbligo normativo di cui all’art. 29 comma 2 del Codice è stato di recente abrogato.

    in risposta a: MASTER SEIIC 2019: presentiamoci! #779

    Valentina Verno
    Partecipante

    Ciao a tutti,
    sono Valentina Verno, architetto iscritta all’ordine, ho sempre studiato con passione ed approfondito con la ricerca, nel contempo ho iniziato a lavorare molto prima di laurearmi.
    Perciò a 30 anni, dopo un concorsone, “lasciavo la libera professione” per la P.A., salvo il fatto che, in quanto precaria e non raccomandata, son stata lasciata a casa, in buona compagnia di altrettanti come me. A casa manco un giorno, perché son subito passata all’Uff. gare di un’impresa di costruzioni.
    Resiliente, temeraria, determinata: più la vita mi ha tolto, più ho imparato ad alzare la testa.
    Sono qui perché le incongruenze del sistema, le omertà, l’ignavia e le ipocrisie creano conseguenze talmente mostruose, che… una volta consapevoli, perché raggiungi tali consapevolezze, una volta direttamente dentro (perchè sono riuscita a rientrarvi!)… l’unica speranza è dar fuoco alla pancia della balena (Collodi). Il mio nome è “Nessuno”, perciò potrei anche riuscir a sconfigger Polifemo, con l’aiuto delle persone che condividono determinati principi! Quando è successo, è successo soltanto così, con l’unione delle forze. Siamo consci che la corruzione si annidi dagli alti vertici in sù, spesso fuori dai profili del dipendente, o peggio dai profili se pur alti, istituzionali? e che le Istituzioni alla fin fine, ne subiscano solo le conseguenze? Cosa facciamo con le partecipate? Tra poco sarà ben poca la Res Publica di cui occuparci. Perciò son qui, perché voglio ancora vivere in uno Stato Sociale. Per proteggere, le Nostre Istituzioni, non abolirle come vuole qualcun altro, solo perché non funzionano come dovrebbero. Perché Aldo Moro ha scritto per noi la Costituzione e poi è stato ucciso per averla didesa.
    Siamo l’ultima generazione nata sotto Pertini, l’ultima ad aver avuto i nonni partigiani. Dopo, il nulla. Abbiamo una grande responsabilità verso i nostri figli. E tra voi l’ho sentita. ONORATA di esservi a fianco in questo viaggio, quindi!

    • Questa risposta è stata modificata 5 anni, 4 mesi fa da  Valentina Verno.
    • Questa risposta è stata modificata 5 anni, 4 mesi fa da  Valentina Verno.
Stai vedendo 7 articoli - dal 1 a 7 (di 7 totali)